Introduzione. I genitori si domandano che effetto può avere sui propri figli la visione dei programmi televisivi. Al giorno d’oggi, in quasi tutte le case del mondo occidentale e di molte altre nazioni si trova un televisore e il guardare la televisione è diventato parte della vita quotidiana di molte famiglie.
Tesi. Sovente, però, lo si lascia libero e senza “istruzioni” nelle mani di bambini che dovrebbero utilizzare certe sue forma sotto la sorveglianza – o meglio in compagnia – di un adulto.
Blueprint. La televisione di oggi è diversa da quella di qualche decennio fa. “Diverso” è il contenuto che questa “scatola magica” propone, benché non sia da dimenticare che si tratta, tuttavia, di un elettrodomestico nelle mani di chi lo utilizza.
Primo capoverso.
Frase guida. Nuova baby sitter dei tempi moderni affascina e inganna, talvolta facendo scambiare la realtà e la finzione proprio in un periodo fondamentale della crescita dell’individuo.
1. La società A. C. Nielsen degli Stati Uniti informa che un televisore funzionava mediamente per 4 ore e 35 minuti al giorno nel 1950; nel 1987 il totale giornaliero era salito a 7 ore e 30 minuti compreso il tempo d’impiego del videoregistratore.
2. Secondo Ramona Pense, consulente dei mezzi di comunicazione della James Madison University di Harrisonburg in Virginia, l’americano medio guarda la televisione per una media di 1200 ore contro le 200 ore impiegate nel leggere i giornali, 200 ore nella lettura dei periodici e 10 ore impiegate nella lettura di libri.
3. Secondo massimo ammaniti, psichiatra dell’infanzia, autore di studi sulla psicologia infantile e del libro “crescere con i figli” più che il mezzo televisivo a far danno sono i contenuti, e per questo è fondamentale il ruolo della famiglia, attraverso un equilibrato monitoraggio.
Secondo capoverso.
Collegamento con il capoverso. Poiché molto è il tempo che i bambini dedicano a guardare la televisione, Frase guida. molti genitori si domandano che effetto potrà avere tutto ciò sui propri figli e vogliono sapere come far rendere al meglio questa attività.
1. Secondo Karl Popper non si può distinguere nettamente tra educazione ed informazione, poiché ogni informazione infatti è già scelta di significati e pertanto responsabilità educativa, di cui gli operatori devono essere consapevoli.
2. La scelta di mostrare troppe scene di violenza può avere effetti deleteri e giungere alla distruzione del tessuto civile; a questo proposito Popper ricorda anche la sua esperienza di educatore di bambini vittime di violenze familiari. Pertanto, Popper parla dei criteri della limitazione dei poteri e del controllo della libertà da parte della legge, sul modello dell’ Ordine dei medici.
3. Il criterio della limitazione della libertà di informazione deve valere anche per il teleschermo, affinché questo non diventi in realtà palestra di violenza. Una televisione non regolamentata può diventare una sorta di «Grande Fratello» orwelliano, molto più che non una struttura autoregolamentata. Per Popper nessuno avrebbe immaginato alcuni decenni fa che la televisione sarebbe diventata un fattore preponderante di educazione alla violenza dei bambini, in un crescendo di crudeltà e di orrore; per questo motivo egli esorta ad intervenire al più pesto e suggerisce come correttivo il metodo dell’autocensura.
Terzo capoverso di supporto.
Frase guida. Benché i genitori però riconoscano che, tuttavia, la televisione può essere uno strumento educativo valido, anche nella scuola,
1.L’effetto maggiormente pubblicizzato della televisione sui bambini è però un aumento degli istinti aggressivi. In uno studio sull’aggressività e l’osservazione della violenza televisiva, Heusman e Eron comunicano che nel 1982 c’era una media di 5,2 atti di violenza per programma per ora di trasmissione e scoprirono una correlazione positiva tra la visione della violenza e l’aggressività nei bambini. Tutto ciò si dimostrò vero sia per i maschi che per le femmine fino all’età minima presa in considerazione dallo studio, 6 anni. La televisione tende a desensibilizzarci. Il primo atto violento a cui assistiamo ci colpisce emotivamente molto più che il millesimo.
- La televisione di solito sostituisce anche il tempo che i bambini altrimenti impiegherebbero a giocare. Questo è vero particolarmente nei bambini in età prescolare secondo Marie Winn, autrice di “La droga elettronica: televisione, bambini e famiglie”. La Winn dichiara che i bambini che guardano molta televisione usano molto meno l’immaginazione e la drammatizzazione nei loro giochi.
- La Winn discute inoltre gli effetti della televisione sulla vita familiare: il tempo passato insieme nella normale vita di tutti i giorni è diminuito con l’avvento della televisione.
Conclusione. Riformulazione della tesi. Oggigiorno, la televisione è comunque fruito dai più piccoli senza la sorveglianza dell’adulto.
Collegarsi con l’introduzione. I genitori spesso sono assenti per gran parte della giornata televisiva dei più piccoli e se vogliono controllare la televisione, piuttosto che essere controllati da questa, per prima cosa, devono prendere in esame le proprie abitudini televisive prima di cercare di influenzare l’uso della televisione da parte dei propri bambini. Essere consci dei propri valori personali e di come la televisione entra o meno in conflitto con gli stessi è una buona partenza per decidere come usare la TV nella propria famiglia. La televisione in se stessa non è né buona né cattiva. É solo un mucchio di circuiti, di valvole, di viti e bulloni collegati ad un cavo elettrico. É il modo in cui usiamo la televisione che crea la differenza nelle nostre vite e in quelle dei nostri bambini.
Consumare televisione. Consigli per l’uso.
I genitori si domandano che effetto può avere sui propri figli la visione dei programmi televisivi. Al giorno d’oggi, in quasi tutte le case del mondo occidentale e di molte altre nazioni si trova un televisore e il guardare la televisione è diventato parte della vita quotidiana di molte famiglie. Sovente, però, lo si lascia libero e senza “istruzioni” nelle mani di bambini che dovrebbero utilizzarlo sotto la sorveglianza – o meglio in compagnia – di un adulto. La televisione di oggi è diversa da quella di qualche decennio fa. “Diverso” è il contenuto che essa propone, benché non sia da dimenticare che si tratta, tuttavia, di un elettrodomestico nelle mani di chi lo utilizza.
Sin dalla prima infanzia i bambini passano molto tempo davanti alla televisione. La società A. C. Nielsen degli Stati Uniti informa che un televisore funzionava mediamente per 4 ore e 35 minuti al giorno nel 1950; nel 1987 per 7 ore e 30 minuti compreso il tempo d’impiego del videoregistratore; ai giorni nostri queste indicazioni temporali sono in continua crescita. Secondo Ramona Pense, consulente dei mezzi di comunicazione della James Madison University di Harrisonburg in Virginia, l’americano medio guarda la televisione per una media di 1200 ore contro le 200 ore impiegate nel leggere i giornali, 200 ore nella lettura dei periodici e 10 ore impiegate nella lettura di libri. Massimo Ammaniti, psichiatra dell’infanzia, autore di studi sulla psicologia infantile, sostiene che più che il mezzo televisivo a far danno sono i contenuti, e per questo è fondamentale il ruolo della famiglia, attraverso un equilibrato monitoraggio.
Poiché molto è il tempo che i bambini dedicano a guardare la televisione, molti genitori si domandano che effetto potrà avere tutto ciò sui propri figli e vogliono sapere come far rendere al meglio questa attività. Secondo Karl Popper non si può distinguere nettamente tra educazione ed informazione, poiché ogni informazione è già scelta di significati e pertanto responsabilità educativa, di cui gli operatori devono essere consapevoli. La scelta di mostrare troppe scene di violenza può avere effetti deleteri e giungere alla distruzione del tessuto civile e a questo proposito ricorda la sua esperienza di educatore di bambini vittime di violenze familiari. Pertanto, Popper parla di criteri di limitazione dei poteri e del controllo della libertà da parte della legge, sul modello dell’ Ordine dei medici, affinché il teleschermo non diventi in realtà palestra di violenza. Una televisione non regolamentata può diventare una sorta di «Grande Fratello» orwelliano, molto più che non una struttura autoregolamentata.
Benché i genitori riconoscano che, tuttavia, la televisione può essere uno strumento educativo valido, l’effetto maggiormente pubblicizzato della tv sui bambini è un aumento degli istinti aggressivi. In uno studio sull’aggressività e l’osservazione della violenza televisiva, Heusman e Eron comunicano che nel 1982 c’era una media di 5,2 atti di violenza per programma per ora di trasmissione e scoprono una correlazione positiva tra la visione della violenza e l’aggressività nei bambini. La televisione di solito sostituisce anche il tempo che i bambini altrimenti impiegherebbero a giocare. Secondo Marie Winn, autrice di “La droga elettronica: televisione, bambini e famiglie” i bambini che guardano molta televisione usano molto meno l’immaginazione e la drammatizzazione nei loro giochi. Inoltre, numerosi pedagogisti discutono gli effetti televisivi sulla vita familiare: il tempo passato insieme nella normale vita di tutti i giorni è diminuito con l’avvento della televisione.
Oggigiorno, la televisione è comunque fruita dai più piccoli senza la sorveglianza dell’adulto. I genitori spesso sono assenti per gran parte della giornata televisiva dei più piccoli. Controllare la televisione può significare allora prendere in esame le proprie abitudini televisive per poi cercare di influenzarne l’uso da parte dei figli. Essere consci dei propri valori personali e di come la televisione entra o meno in conflitto con gli stessi è una buona partenza per decidere come usare la tv nella propria famiglia. La televisione in se stessa non è né buona né cattiva. É solo un mucchio di circuiti collegati ad un cavo elettrico. É il modo in cui la usiamo che crea la differenza nelle nostre vite e in quelle dei nostri bambini.