La scrittura giornalistica è più rudimentale rispetto ad altri tipi di scrittura, innanzitutto perché chi scrive un articolo deve farsi capire, di più, deve farsi capire in un tempo assai breve.
La prima regola da osservare, scrivendo un articolo di giornale, è: scrivi come parli!, nel senso di avvicinare, il più possibile, il linguaggio scritto a quello comunemente usato nella conversazione privata, curando la corrispondenza con i vocaboli della lingua quotidiana ed evitando il “gergo” tipico del giornalista; ad esempio, io vado al bar con un amico, e non mi reco al bar, o ancora, l’onorevole è stato ospite di una manifestazione pubblica con sua moglie, non con la propria consorte.
Chi legge il giornale compie un atto di volontà, che va tenuto alto da chi lo scrive per non fare cadere tale volontà non cada dopo i famosi trenta secondi, statisticamente accertati, trascorsi i quali l’attenzione tende a cadere.
1. Le frasi devono essere semplici il più possibile: soggetto, predicato verbale, complemento, tenere a mente la regola anglosassone – tale scrittura costituisce un modello da seguire per i giornalisti di tutto il mondo – secondo la quale un periodo non dovrebbe superare le 18 parole, comprese le congiunzioni, e, comunque, mai le 25.
2. Usare con generosità la punteggiatura: punti e virgola, virgole, punti, soprattutto punti, ricordando che quel che più conta è il ritmo, la cadenza di ciò che scriviamo, proprio come la metrica contava per gli antichi greci e latini; le subordinate vanno accuratamente evitate, perché costringono il lettore – fatene la prova leggendo ad alta voce – a fermarsi, a riprendere fiato, insomma a spezzare il ritmo, a ricordare la frase precedente e a fare poi un salto in avanti. Pensiamo al lettore di giornale in metropolitana, soggetto frequentissimo all’estero, certamente per lui l’interesse a ciò che legge deve essere superiore al disagio della situazione logistica, ne convenite?
3. Modo e tempo dei verbi. Ci riferiamo all’articolo di cronaca – anche se, ed è un peccato, il tema proposto nella prova d’esame, corredato da apposita documentazione, è spesso riferito a quello di opinione, tipo articolo di fondo – perché la tipica scrittura giornalistica, battente, concisa, immediata, è proprio quella che si è formata sulla cronaca, tant’è che, all’esame di giornalista, vengono, di solito, proposti degli spezzoni di cronaca, sui quali costruire un fatto da raccontare, più raramente l’articolo di opinione, che crea difficoltà perché può anche non essere strettamente “giornalistico”.
La cronaca, dunque.Preferire la forma attiva, mai o quasi, quella passiva, che, il più delle volte, rischia di stravolgere il senso e l’importanza dell’enunciato. Non ricorrere alla doppia negazione, colpevole di appesantimento e scarsa chiarezza. Quanto ai tempi, possiamo usarne di diversi; la scrittura giornalistica non è “instant”, come quella televisiva o radiofonica, che perciò usa il presente indicativo, ma racconta qualcosa avvenuta il giorno prima, e per questo si potrebbe anche usare il passato prossimo o l’imperfetto; è bene tener presente, però, che il presente indicativo conferisce pathos al racconto, mentre gli altri tempi limitano il coinvolgimento emotivo, inoltre le questure, nei cosiddetti “mattinali”, conferenze stampa in uso ed abuso quotidie, fanno largo ricorso all’imperfetto, creando un fastidioso effetto gergale-burocratico: sia dunque benvenuto il presente.
4. Aggettivi. Tenendo a mente una delle regole d’oro della scrittura giornalistica, la capacità di sintesi, la cui applicazione si realizza non superando, in cronaca, le 2.500 battute (consegna poco rispettata, ahinoi!, da chi, pur messo sull’avviso, non ne produce mai meno di 3.000), riducendo, dunque all’osso le parole da usare, è evidente che in un componimento – in quello d’esame le tre/quattro colonne di lunghezza indicate dal Ministero corrispondono, più o meno alle 2.500 battute – quanto più sono presenti aggettivi, tanto meno l’estensore si rivela padrone della lingua. Infatti, ridurre gli aggettivi significa conoscere e saper scegliere parole molto significative ed evitare genericità e banalità.
5. Stesso discorso per gli avverbi, se ne può proprio fare a meno, soprattutto di quelli che finiscono in “mente”, giacché appesantiscono di molto la frase.
Si raccomanda anche qui la prova lettura a voce alta: se si ha difficoltà a prendere fiato perché scarseggia la punteggiatura, o a pronunciare chiaramente perché si incespica in parole troppo lunghe, in “ricchi” aggettivi o in lunghissimi avverbi, l’articolo non va.
6. Il capoverso. Prezioso ausilio del nostro giornalista di cronaca, va usato con saggezza: se ci sono pochi capoversi, nella lettura si diventa asmatici, se ce ne sono troppi, al contrario, iperventilati; la regola dovrebbe essere un cpv ogni 10 o 12 righe di giornale. Una caratteristica dell’articolo stampato, la visualizzazione spinta, generata dalla necessità di ri-catturare continuamente l’attenzione del lettore, rende lo scarso uso del cpv fastidioso anche graficamente, mentre l’uso eccessivo può dar luogo ad una lettura o iperventilata, ma anche, ed al contrario, sincopata ed asmatica: insomma, anche l’uso del capoverso deve corrispondere ad un ideale ritmo di lettura. Può essere utile notare che molti scrittori usano il cpv in funzione di suspence, vale a dire che, al momento di chiudere un concetto, non lo si definisce compiutamente, ma si rinvia a ciò che verrà detto nel cpv successivo, e questo ne costituisce un ottimo uso.
7)Metafore e parole straniere. Raccomando la moderazione nell’uso di entrambe. Le prime danno un’impressione di pesantezza, di vecchiezza della scrittura, e, anche loro, spezzano il ritmo della lettura. Quanto alle parole straniere, sono ormai diventate un flagello, l’anglo-italiano è pane quotidiano del giornalista; invece, bisognerebbe tradurle tutte le volte che si può, anche per raggiungere il maggior numero possibile di lettori: quello a cui vogliamo arrivare è il lettore marginale (rubo il termine al linguaggio dell’economia), e questi è sicuramente meno attrezzato a capire la parola straniera.
8)Abbreviazioni e diminuitivi: vanno evitati il più possibile, le prime vanno sempre spiegate, i secondi possono essere ridicolizzanti.
9)La regola delle cinque W: la lettera caratterizzante si riferisce alle corrispondenti espressioni inglesi, che in italiano suonano: CHI? – CHE COSA? – QUANDO? – DOVE? – PERCHE’?
L’articolo di giornale deve contenere tutti gli elementi fondamentali del fatto sin dall’inizio; non bisogna presupporre che il lettore conosca già i fatti, anche se sono notissimi e se ne parla da più giorni. Persino chi legge un articolo di fondo deve trovarvi gli elementi fondamentali ai quali il fondo si riferisce. Ovviamente le 5 “W” non hanno sempre la stessa importanza, dipende dall’oggetto della notizia (vedi, in proposito il promemoria “CIO’ CHE RENDE NOTIZIA UNA NOTIZIA).
UN ESEMPIO: L’editoriale della Gazzetta del Mezzogiorno del 22 aprile 2001 “I LUMBARD ROMPONO IL SUD PAGA”.
Il titolo è una delle cose più complicate, deve essere appropriato e ad effetto.
L’esordio dice già il punto base, sul quale poi si svilupperà l’articolo, inoltre ha un tono ironico e, quindi, suscita subito una curiosità di tipo intellettuale, il che in un articolo di fondo non guasta.
E poi, non bisogna farsi prendere dall’angoscia della pagina bianca, buttate giù subito la prima frase che vi viene in mente, dopo si può anche cambiare, ma, intanto, l’importante è cominciare!
Dopo aver attirato l’attenzione con la prima frase, diciamo subito di cosa stiamo parlando, qui si tratta della “devolution” che viene addirittura tradotta in italiano (ricordate la regola di cui al punto 7).
L’uso della punteggiatura è fondamentale, serve a dare la cadenza: “Il governo dice no per due motivi – punto – Uno politico – due punti – …..”
L’incisività, ottenuta con un uso sapiente della sintassi, incatena l’attenzione: ad esempio iniziare una frase con un participio passato ( “Bocciato anche dal sindaco di Milano…”, si poteva dire diversamente, ma l’effetto sarebbe stato di prolissità)
Anche la fine ha la sua importanza, ad esempio è una buona idea concludere con una battuta, un dubbio, etc.: qui, ad es., la conclusione “….non alzano un dito e abbassano la testa.” lascia aperto il campo alla discussione su ciò che il sud ha sempre rappresentato :immobilismo e rassegnazione.
SCRITTURA GIORNALISTICA
LEZIONE 1
GIORNALISTA è chi divulga una notizia. Anche chi ti dice a voce che X si è sposato con Y divulga una notizia, anche se in piccolo.
NOTIZIE CALDE e NOTIZIE FREDDE:
NOTIZIA CALDA | NOTIZIA FREDDA |
ESEMPIScoppiata una bomba alla stazione… | ESEMPIIntervista al sindaco sui parcheggiIntervista a un professore sui giovani d’oggi… |
DIFFERENZA TRA NOTIZIA E INFORMAZIONE:
un’INFORMAZIONE riguarda un orario d’apertura, un saldo di vendita, il tempo atmosferico, una persona che è scivolata per caso col motorino;
una NOTIZIA riguarda il fatto che cento persone sono scivolate col motorino perché l’asfalto era fatto male. Una notizia si differenzia dall’informazione per due aspetti: 1) riveste un interesse più generale; 2) è nascosta nella serie delle cose “normali”, ma rappresenta una anormalità che è compito del giornalista saper scovare.
INFORMAZIONE | NOTIZIA |
di interesse privato o limitato | di interesse politico o generale |
riguarda fatti normali | riguarda fatti anormali |
LEZIONE 2
L’AGENZIA DI STAMPA è un distributore di notizie invisibile: le fornisce “all’ingrosso” a chi (giornali, radio, televisioni, ecc.) poi le distribuirà “al dettaglio” ai lettori, agli ascoltatori ecc.
Ci sono GIORNALI D’OPINIONE come Il Foglio o il tedesco Frankfurter Allgemeine, e GIORNALI D’INFORMAZIONE O “GENERALISTI”, come Il Messaggero. C’è infine il cosiddetto SECONDO GIORNALE, di argomento più specifico, come Il Sole 24 ore, giornale di notizie economiche.
GIORNALE D’INFORMAZIONE O GENERALISTA | GIORNALE D’OPINIONE | SECONDO GIORNALE |
fornisce notizie, informazioni e anche commenti | fornisce soprattutto commenti | fornisce notizie di ambito specialistico |
La distribuzione delle notizie non serve solo al pubblico, ma anche alle istituzioni, p. es. le banche, i carabinieri, o i servizi segreti, che non possono avere informatori dappertutto e così si abbonano a un’agenzia di stampa, cui danno e da cui ricevono informazioni.
Alcune agenzie di stampa italiane: ANSA (l’agenzia nazionale italiana), ADN KRONOS, AGI, AP COM, ASCA, DIRE, RADIOCOR, SIR (l’agenzia dei vescovi italiani).
Alcune agenzie di stampa internazionali: REUTERS (inglese, non governativa), A. P. (Associated Press, USA), BLOOMBERG (solo notizie economiche), NUOVA CINA, AFP (“afepé”, detta anche France Press, o Ajans France Press).
NUOVA CINA è affidabile, perché ha corrispondenti in tutto il mondo e dunque dà tante notizie, ma non è affidabile per la politica interna cinese, perché è filogovernativa.
La REUTERS è tempestiva e credibile perché è un’agenzia commerciale, non finanziata dal governo inglese.
Le DIMAFONISTE sono le segretarie che presso le agenzie di stampa trascrivono velocemente sotto dettatura le notizie che arrivano a voce dai CORRISPONDENTI via telefono. I corrispondenti sono dunque la fonte delle notizie. Possono essere, ad esempio, persone che vivono in un piccolo centro e fanno un lavoro non giornalistico, ma ogni giorno telefonano ai carabinieri, agli ospedali ecc. per sapere se ci sono “novità” e, in caso affermativo, informano l’agenzia di stampa.
ospedali, carabinieri, tribunali, ecc.
CORRI-SPONDENTI
DIMA-FONISTE
AGENZIA DI STAMPA
GIORNALI, RADIO, TV e altri abbonati all’agenzia
LETTORI, ASCOLTATORI, TELESPET-TATORI, ECC:
dove avviene il fatto
la fonte della notizia
il tramite della notizia
dove “nasce” la notizia
rielaborazione e diffusione della notizia
DIRETTORE, VICEDIRETTORE e CAPOREDATTORE CENTRALE: ecco le tre persone che decidono in un giornale. Decidono ad esempio quale sarà la notizia principale del giornale.
FOTOGRAFO: se il presidente della repubblica fa un viaggio all’estero, magari paga il biglietto al fotografo dell’ANSA, che poi deve distribuire gratis la foto a tutti i giornali.
CONFERENZA STAMPA: chi la convoca, legge ai giornalisti un suo comunicato, ma deve poi anche rispondere alle domande dei giornalisti. Molto spesso, però, le cose vanno diversamente, perché il personaggio che ha convocato la conferenza stampa non vuole rispondere alle domande. Vorrebbe usare i giornalisti come mera cassa di risonanza delle proprie parole. I giornalisti, da parte loro, possono anche decidere di non dare notizia di una simile conferenza stampa.
LEZIONE 3
DIRETTORE RESPONSABILE è il direttore del giornale, cioè è responsabile della LINEA EDITORIALE del giornale. Un giornalista assunto mentre il giornale ha una certa linea editoriale (per es., pacifista), può legittimamente licenziarsi ricevendo lo stipendio di un anno se il giornale cambia linea editoriale (per es., diventa a favore della guerra).
Un giornale è diviso in varie sezioni, dette REDAZIONI:
-
-
- Cronaca nera
- Cronaca bianca (matrimoni, ecc.)
- Sport
- Pagine di servizio (notizie meteorologiche, ecc.)
- Primo piano
- Interni
- Esteri
- Economia
- Cultura
- Spettacoli
- Cronaca e società
- Cronaca locale
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Ogni giornalista lavora in UNA di queste redazioni, legata ai suoi interessi o ai suoi studi e continua lì la sua carriera. Molto difficilmente insomma, un giornalista che comincia nella redazione di economia, passerà a quella di cronaca nera.
L’EDITORE di un giornale, cioè il proprietario o i proprietari (che si accordano nei loro intenti con un PATTO DI SINDACATO, come nel caso dei proprietari del Corriere della Sera), nomina il DIRETTORE, comunicandogli le linee generali di indirizzo del giornale. Dopo che l’editore investe il direttore della sua funzione, si fida completamente del suo lavoro. Il direttore è perciò il responsabile davanti alla legge di ciò che viene pubblicato sul giornale. Al tempo stesso, se viene meno la fiducia dell’editore nei suoi confronti, il direttore può essere licenziato dalla sera alla mattina. Tutti gli altri giornalisti, invece, quando vengono assunti regolarmente, sono normali dipendenti e dunque licenziabili solo a termini di legge.
Il DIRETTORE, il VICEDIRETTORE (che è scelto dal direttore tra i giornalisti) e il CAPOREDATTORE CENTRALE sono (cioè decidono) IL TIMONE di un giornale.
Il TIMONE è un foglio dove sono schematizzate tutte le pagine del giornale, da cui emerge la “disponibilità” lasciata ai vari articoli dagli spazi pubblicitari occupati.
La PUBBLICITÀ deve ovviamente essere in linea con il giornale. In genere la pubblicità è estremamente mirata al tipo di lettori di quella determinata pubblicazione (un giornale gratuito come “Metro” avrà pubblicità molto diverse da una rivista patinata, gratuita anch’essa, come “Parioli Poket”: sulla prima ci saranno pubblicità di finanziarie che prestano denaro, sulla seconda, pubblicità di orologi costosi e gioielli). Per ogni più piccolo segmento della società c’è un giornale o una rivista specializzata.
LE PAGINE:
PRIMA PAGINA
PRIMO PIANO
(pag. 2 – continua a pag. 3, è cioè su 2 pagg. ,come tutte le altre sezioni)
PRIMO PIANO
½ pag. di
pubblicità
¼ pubblicità
Intera pagina dedicata alla pubblicità
ESTERI
ESTERI
CULTURA
½ pag. di pubblicità
CULTURA
SPORT
SPORT
TAMBURINI DEI FILM AL CINEMA
SPORT
Sul TIMONE si possono, tolta la PRIMA PAGINA, accoppiare le pagine: UNA DOPPIA di interni (pagg. 2 e 3), una doppia di esteri (pagg. 4 e 5) ecc.
Se succede qualcosa, se arriva una notizia molto importante, il timone viene cambiato immediatamente. Gli articoli già scritti vengono cestinati e se ne scrivono altri.
La prima stampa di un giornale è di solito alle 23,30. È un giornale più spoglio rispetto alla successiva edizione che arriva in edicola verso le 6 di mattina. In caso di una notizia straordinaria giunta nella notte, l’edizione della mattina può essere anche molto diversa dalla precedente.
Ogni redazione ha un CAPOREDATTORE che dialoga col caporedattore centrale. Il CAPOREDATTORE controlla le agenzie di stampa relative alla sua redazione e fa le sue pagine.
Un tempo, nel dopoguerra, i giornali avevano poche pagine, ma la dimensione delle pagine era maggiore. Le pagine erano divise in 9 colenne. The Times, prestigioso quotidiano inglese da leggere a casa, al tavolino, aveva nove colonne. Poi sono arrivati i TABLOID come The Sun o The Mirror, da leggere il pomeriggio dopo il lavoro, sulla metropolitana, e perciò di formato più piccolo. Un altro motivo che ha provocato la diffusione e il successo del formato tabloid è la pubblicità. Se il giornale ha 16 pagine, lo spazio per la pubblicità è minore. Se il giornale ne ha 32, benché di formato più piccolo, cresce lo spazio per la pubblicità (benché sia fissato un limite alla pubblicità sui giornali).
Il primo tabloid italiano è stato La Repubblica (1976), presto seguito da altri (si è trasformata in tabloid per esempio La Stampa). Anche il Corriere della Sera si è rimpicciolito, ma meno.
Oggi i giornali hanno in genere pagine di 6 – 7 – 8 colonne.
Spazio pubblicitario
Notizia A
Notizia B
Foto relativa alla notizia A
didascalia della foto
Notizia C
“taglio alto”
“taglio basso”
eventuale “taglio centrale”
boxino
Il CORPO DEL CARATTERE, cioè la sua grandezza, è importante. Ce n’è uno per il TITOLO, uno per il CATENACCIO, uno per l’OCCHIELLO, uno per il TESTO e uno per le DIDASCALIE. Il titolo può avere ad esempio corpo 40; l’occhiello, corpo 15; il testo, corpo 10.
Il corpo del titolo dell’articolo di taglio basso dovrà essere un po’ più piccolo di quello di taglio alto. Ovviamente ciò riflette l’importanza dell’articolo stesso.
Sopra il titolo si trova il cosiddetto catenaccio che fornisce ulteriori elementi
Il titolo è fondamentale
L’occhiello amplia il messaggio del titolo
Nei giornali più grandi ci sono due tipi di giornalisti: quello che scrive e quello che sta al DESK. Il giornalista che lavora al desk è più tecnico: controlla l’articolo scritto da altri, gli dà un titolo. Certe volte il titolo, dovendo SEMPLIFICARE molto, può arrivare a travisare addirittura il senso del testo. A volte ciò dipende dalla fretta con cui si lavora, o dal poco spazio a disposizione per il titolo.
GIORNALISTA | GIORNALISTA AL DESK |
scrive l’articolo | rivede l’articolo e gli dà il titolo |
Chiunque in un articolo di giornale sia chiamato in causa A TORTO ha per legge diritto a una RETTIFICA. Un esempio è dato dal recente caso del tunisino di Erba, in Lombardia, accusato ingiustamente in prima pagina di avere ucciso moglie e figlio, uccisi in realtà dai vicini di casa mentre lui si trovava in Tunisia. La rettifica dovrebbe essere scritta nello stesso punto del giornale dove è apparsa la notizia errata e dovrebbe avere lo stesso spazio, ma spesso si dedica alla rettifica solo un trafiletto.
LEZIONE 4
COME SI SCRIVE UN ARTICOLO
Bisogna innanzitutto considerare chi ti ha chiesto di scrivere l’articolo. Un quotidiano, una rivista settimanale di società e politica, un mensile, una rivista specializzata?
Rispondere alla domanda “chi ti ha chiesto l’articolo”significa in realtà considerare chi sarà il pubblico che lo leggerà.
Bisogna poi considerare anche la periodicità della testata, perché questo influisce sull’approfondimento dell’articolo. Un quotidiano ti chiede di scrivere in poche ore per il giornale che sarà pronto stanotte per domattina; un settimanale ti dà più giorni di tempo e di conseguenza richiede un approfondimento maggiore.
La destinazione dell’articolo di conseguenza è fondamentale per definire contenuti e stile di scrittura. Per un quotidiano si scrive in un modo più semplice e diretto, per una rivista specializzata si devono utilizzare termini più specifici e fare discorsi più tecnici.
Riassumendo, un articolo si scrive sottostando a una serie di condizioni molto precise:
tempo a disposizione per scrivere (definito e variabile a seconda del committente);
tipo di destinatario (che influenza lo stile e il contenuto dell’articolo);
lunghezza del testo (definita precisamente in termini di battute: 2000 battute, per esempio, che corrispondono all’incirca a un normale foglio A4, ovvero “una cartella”; o 6000 battute, cioè “tre cartelle”, ecc. In ogni caso, se il giornale ti ha chiesto 4000 battute, il tuo articolo deve essere proprio di 4000 battute, con un’oscillazione minima in più o in meno: non 3500, né 4500).
Se l’articolo deve essere solo di 400 battute (cinque righe, all’incirca), nell’articolo ci sarà posto solo per i BASILARI, cioè le notizie base simboleggiate dalle cinque domande cui ogni articolo deve assolutamente rispondere. In inglese le cinque domande cominciano tutte con la lettera W e perciò sono chiamate 5W:
Who – chi
What – cosa
When – quando
Where – dove
Why – perché
Se la notizia è considerate più importante, avrà 15-20 righe a disposizione.
Lo spazio dato alle notizie è estremamente variabile. La vittoria ai Mondiali di calcio 2006 ebbe ben trenta pagine di spazio.La caduta del governo Prodi del 21 febbraio 2007, 15 pagine.
La partita della finale, Italia-Francia, stata scomposta in tanti elementi (rigori, allenatori, giocatori importanti, emozioni dei commentatori, il racconto della partita) e a ognuno è stato dedicato un articolo. Due pagine di pagelle, i commeti dei politici, i festeggiamenti nelle varie città, le rievocazioni delle altre vittorie in precedenti Mondiali, la cronaca giorno per giorno di ciò che è successo durante i Mondiali del 2006.
Certe volte, in periodi senza eventi, il giornalista deve dare dignità di notizia a cose banalissime, a dichiarazioni di personaggi più o meno conosciuti.
Altre volte, però, una piccola notizia (per es.: non ci sono più badanti romene a Roma) può nascondere fatti importanti. A questo punto, se ha fiuto, il bravo giornalista comincia una INCHIESTA e scopre, per es., che la Romania, come il Veneto di trent’anni fa, sta diventando ricca (un tempo a Roma c’erano moltissime donne di servizio venete, poi, con l’arricchimento del Veneto, sono scomparse).
Una camicia che costa poco può essere una notizia che spiega l’economia mondiale (poiché coinvolge l’ingresso della Cina nel mercato globale, il basso costo della manodopera cinese, i contadini cinesi che sono diventati operai ecc.).
Un articolo, come un romanzo giallo, deve SVELARE L’ASSASSINO, cioè deve spiegare il più esaurientemente possibile la realtà delle cose trattate.
Un articolo ha la STRUTTURA DI UN ALBERO, che sarà tanto più ramificato, quanto più l’articolo avrà spazio. Tutto deve però in ogni caso essere legato alla notizia base.
Notizia base
Ampliamenti importanti
Ampliamenti di media importanza
Ampliamenti secondari
5 righe
10 righe
30 r.
50 r.
Il giornalismo d’inchiesta (vedi p.es. l’inchiesta “vecchio stile” del Diario della Settimana) purtroppo è sempre meno praticato, ma esiste. C’è ad esempio Fabrizio Gatti che sul settimanale L’Espresso ha di recente pubblicato un’inchiesta sui CPT (Centri di Permanenza Temporanea) di Lampedusa, che si sono rivelati dei campi di concentramento incivili, o l’inchiesta di un giornalista tedesco che finì poi in un libro, Faccia da turco, costata al giornalista un anno di travestimenti (lenti a contatto, parrucca nera, ecc.) grazie ai quali poté vivere molto tempo all’interno della comunità turca in Germania conoscendone da vicino lingua, cultura, problemi, ecc. ecc.
LA FRASE D’APERTURA IN UN ARTICOLO DEVE ESSERE ACCATTIVANTE
Se la frase d’inizio attira, il lettore leggerà anche ciò che segue, altrimenti sfoglierà il giornale e passerà oltre. Un esempio. Su un giornale femminile come Amica, un’inchiesta sulla vendita degli ovuli comincia così: “Un viaggio in India è una spesa superflua?”. Poi, si dice che per questo viaggio ci vogliono mille euro e, per guadagnarli facilmente, alcune donne, in Inghilterra o in USA, si vende un ovulo (cosa che in Italia è vietata). L’articolista con la prima frase ha gettato un amo. Questo amo è l’attacco del pezzo (o, in inglese, lead – pron.: lid), che è relativo all’argomento di cui si vuole trattare, ma non strettamente.
LEZIONE 5
È bene costruirsi una SCALETTA preparatoria:
1 | ATTACCO | il lead – l’amo – la frase iniziale accattivante |
2 | ARGOMENTO | i contenuti |
3 | ANALISI | i perché, l’approfondimento |
4 | PARERI | i pareri pro e contro |
5 | CONCLUSIONE | anch’essa a effetto, come l’attacco |
Per scrivere un articolo serio, si deve andare sul posto. Non si finge di esserci andati scrivendo invece qualcosa che è stato riportato da agenzie di stampa.
Bisogna rispettare il principio della CORRETTEZZA.
Le INTERPRETAZIONI dei fatti devono essere presentate IN QUANTO TALI.
Per esempio, se una persona chiama in redazione dicendo di essere Osama Bin Laden, non si scrive nell’articolo che “Bin Laden ci ha detto…”, bensì che “Una persona che si è presentata come Osama Bin Laden ci ha detto…”.
Un articolo deve insomma contenere FATTI e INTERPRETAZIONI ben separati e riconoscibili gli uni in quanto fatti, le altre come interpretazioni.
Si può fare un esercizio: l’argomento sono “Le piccole azioni che cambiano il mondo”. Si fa un’inchiesta su: “La prima volta che qualcuno ha usato il cellulare”, o su: “Passaggio dalle lampadine a incandescenza (tungsteno) a quelle a fluorescenza (basso consumo)”. Si facciano domande ai parroci, che in genere sono già passati alle nuove lampadine perché convengono, se si devono tenere accese molte ore, anche se costano di più; ai negozianti di elettronica, ecc.
Ecco ad esempio lo sviluppo della scaletta proposta relativa a un articolo sulle lampadine a basso consumo:
1 | ATTACCO | il lead – l’amo | Frase a effetto iniziale per attrarre il lettore |
2 | ARGOMENTO | i contenuti | Le lampadine a fluorescenza: Cosa sono – quanto si risparmia ad usarle; |
3 | ANALISI | i perché, l’approfondimento | Come funzionano;Confronto tecnico ed economico con le lampadine tradizionali (costo, durata ecc.);Gli svantaggi (utilizzo, produzione e inquinamento);Ma la tecnologia sta migliorando;
Breve storia della lampadina. |
4 | PARERI | i pareri pro e contro | Le lampadine fluorescenti in una famiglia tipo;L’esempio di una famiglia USA;Il governatore della California ha detto…;Altri esempi stranieri;
E in Italia? Ci pensa l’Enel. |
5 | CONCLUSIONE | a effetto, come il lead | Frase a effetto finale |
Oltre agli articoli, ci sono i COMMENTI, cioè gli articoli scritti da autorità in materia, da intellettuali, ecc.
Un articolo deve invece essere fondato sui fatti. La frase “di colore” va bene per l’attacco, ma subito dopo si devono fornire i fatti (rispondere alle 5W).
Non spetta all’articolista trarre conclusioni, bensì a chi scrive i commenti, e al lettore.
Gli articoli di un MENSILE devono approfondire idee che non si sgonfino a causa della notizia del giorno. Il timone di un mensile che uscirà ad aprile viene infatti programmato già a febbraio, se non a gennaio.
IL GIORNALE subisce la concorrenza di internet, di fonti che pubblicano la notizia subito dopo che è accaduto il fatto. Il mensile invece deve lavorare su “tematiche lunghe”, p. es. il ritratto di un atleta, un confronto tra due realtà di lunga durata, un’analisi o un’inchiesta. La scrittura deve essere di conseguenza più ponderata e più articolata.
Il mensile più ricco del mondo, il National geographic, che per statuto non è pubblicato a fini di lucro, si può permettere di pagare un giornalista perché produca un articolo senza quasi dargli limiti temporali: il giornalista consegnerà l’articolo semplicemente quando l’avrà scritto bene, avendo completato la sua ricerca e raccolto materiale abbastanza interessante perché venga pubblicato. Questo è giornalismo d’inchiesta al meglio delle possibilità, ma non è certo la norma.
Il COLOPHON è l’insieme delle informazioni circa il direttore del giornale, i redattori, insomma, i responsabili del giornale, quelli che possono essere chiamati a rispondere davanti alla legge del contenuto del giornale.
Il colophon deve essere ben visibile. Per esempio, va in ultima pagina.
La PUBBLICITÀ è un’ottima cartina di tornasole.
La pagina più visibile è quella di destra. Perciò un giornale che HA BISOGNO di pubblicità, la stamperà a destra, per favorire il cliente che ha pagato per inserirla, mentre un giornale RICCO la metterà nella pagina di sinistra, per rispetto del lettore che ha pagato il giornale (uno RICCHISSIMO, cioè che si sostiene solo con la vendita delle copie, non metterà nessuna pubblicità).
Il TIMONE di un giornale, anche se soggetto a infiniti cambiamenti, deve di norma conservarsi stabile, perché il lettore ama ritrovare quel tipo di articoli in quelle pagine dove sono di solito (per es.: la musica a pag. 5, l’oroscopo a pag. 10).
Tendenzialmente le notizie più importanti vanno messe all’inizio e via via si lasciano gli articoli più “ludici” e bizzarri in fondo.
Alle varie sezioni è buona norma dare un titolo generale (“Sette note” – “La rubrica delle stelle”) e ogni articolo deve avere un titolo.
LEZIONE 6
Come internet ha cambiato il modo di fare i giornali?
Esistono per esempio motori di ricerca che analizzano la rete e raccolgono notizie di una certa categoria. Per esempio, nel motore ci sono diecimila parole “calde” sulla base delle quali vengono indicizzate tutte le pagine della rete che utilizzano una di quelle parole.
Essendo una macchina, il motore cattura ogni pagina che contiene, ad esempio “pupone”, ma non tutte queste pagine saranno effettivamente legate all’argomento indicizzato (“pupone” sarà usato in pagine che parlano del calciatore Francesco Totti, detto “il pupone”, ma anche in pagine che trattano di puericultura).
Crowdsourcing
È una delle nuove frontiere del giornalismo: approvvigionarsi di notizie dalla gente stessa, per esempio tramite i motori di ricerca di cui sopra, che indicizzano anche i giornalini scolastici, i blog, le riviste locali.
Il crowdsourcing nasce con internet, perché chiunque può scrivere su Wikipedia, ad esempio, sui blog.
La forza dei blog sta nel linkarsi insieme, nel dire chi è affidabile tra gli altri bloggers. È esemplare il caso del blog www.beppegrillo.it, che non è legato a nessuno giornale, ma fornisce moltissime notizie, perché tantissimi mandano notizie a questo blog, e tantissimi vi sono linkati, garantendone così l’affidabilità.
Outsourcing
È il fornirsi di giornalisti che non lavorano in redazione. Per es., il giornalista inglese scrive la notizia di cronaca londinese stando a Londra, spedisce via mail la notizia in India, dove c’è un ufficio dove la titolano, la impaginano e la rimandano indietro: insomma, in India (a personale che parla perfettamente l’inglese) dove si fa il lavoro più oscuro, noioso, faticoso e anche costoso al prezzo più basso possibile.
Free press
È l’insieme dei giornali gratuiti, quelli che si possono leggere in metropolitana, o in autobus. Hanno il merito di abituare il pubblico italiano a leggere il giornale, ad avere il giornale in mano, abitudine finora poco diffusa in Italia.
LEZIONE 7
Il giornalista non può essere pagato da una lobby per scrivere articoli che distorcono la realtà dei fatti a favore di qualcuno. Le lobbies sono gruppi di pressione, ovvero persone (uffici stampa, avvocati, politici, ecc.) che in modo organizzato cercano di favorire la diffusione di notizie a favore della società che rappresentano.
Se un giornalista scrive un articolo in cui si lamenta che ci sono troppi autobus a motore e dice è erano meglio i filobus, questo giornalista potrebbe per assurdo essere stato pagato sottobanco da un’industria che produce filobus. Ciò in Italia è illegale. Il giornalisti iscritto all’ALBO DEI GIORNALISTI (l’albo a cui sono iscritti i giornalisti professionisti e a cui si accede per curriculum e per esami) non può fare pubblicità. Se la fa, deve devolvere i soldi guadagnati in beneficenza. È legittimo che un’industria difenda i suoi interessi, non è però legittimo che un giornalista prenda soldi per scrivere un articolo il cui contenuto sia direttamente o anche solo indirettamente ad essa favorevole. Tale comportamento è contrario alla DEONTOLOGIA PROFESSIONALE del giornalista, cioè le norme di comportamento stabilite dall’ORDINE DEI GIORNALISTI e – ancora più importante – contrastano con i comportamenti che definiscono in sé la figura del giornalista, cioè scrivere con la maggiore obiettività possibile i fatti che accadono e interpretarli liberamente secondo le proprie convinzioni.
Laddove il giornalista, o l’aspirante giornalista, si senta vicino a qualche lobby o a qualche società, può però legittimamente porsi al loro servizio. In tal caso lavorerà nell’UFFICIO STAMPA di quella società e ciò che scriverà sarà chiaramente l’espressione degli interessi della società medesima.
Ovviamente, scopo degli Uffici Stampa è quello di diffondere notizie relative alla società di cui sono espressione e chiaramente essi cercano di influenzare in vari modi gli organi di stampa (l’ufficio stampa di una casa editrice cercherà ad esempio di far scrivere a qualche giornalista che si occupa di libri un articolo entusiastico sui libri che la casa editrice sta per pubblicare).
Sta al giornalista però preservare la sua indipendenza di giudizio e scrivere ciò che pensa senza lasciarsi influenzare dagli uffici stampa.