In questa storia ci siamo trovati dentro. A dire il vero non ricordo neppure bene come sia iniziata. Certo è che da questa storia dovevamo probabilmente imparare qualcosa. Si impara dalle buone storie, si impara dalle storie cattive, ma dovrebbe far parte dell’essere umano non lasciare che le cose e i fatti scorrano invano. Per questo vorrei fare una spremuta, cercare di raccogliere in un bicchiere tutto il succo più buono di questi tredici giorni da Flaghéé. Certo, perché noi il viaggio l’abbiamo fatto, tutte le cime del Lario le abbiamo raggiunte, siamo stati una grande cordata (http://www.blogscuoleasso.it/bloggiornalismo/2011/05/cercare-di-capire-la-storia-e-come-smontare-un-pianoforte-per-vedere-dove-una-sonata-di-beethoven%E2%80%A6-sabato-gioventu%E2%80%99ribellebloggiornalismo-scuoleasso-it-i-pe/).
Dai banchi, catapultati ciascuno su una cima. Niente male come inizio d’avventura. Proprio come quelle di Zagor, una sorta di giustiziere sempre pronto a schierarsi con i deboli e gli oppressi, o di Cico, il suo miglior amico e fedele compagno d’avventure. Però questa volta al loro posto c’eravamo noi. Mondi lontani e vicini allo stesso tempo. Rassicuranti – quasi riuscivamo a vederli dalle finestre delle nostre abitazioni – e poco conosciuti. Ora nostri.
Questo è il primo insegnamento del viaggio dei Flaghéé. “Siamo stati una grande squadra” ha scritto Davide e io credo nel lavoro di gruppo. Se si vuole raggiungere un obiettivo è necessario che ognuno faccia la sua parte, per il bene suo e degli altri.
Basta poco a creare legami. Davide aveva ben centrato la parola alla partenza del progetto (http://www.cima-asso.it/2011/05/flaghee-gioventu-ribelle/). Se si creano legami ci si addomestica un po’, si diventa più familiari. Creare legami è un fatto chimico, quando si sono creati non si ritorna più quelli di prima, si è altro. E creare legami è la cosa più bella che si possa fare. Vuol dire credere a qualcuno o a qualcosa, conoscerlo, proteggerlo. Un’infinità di fili ci hanno legato fra di noi, alle montagne, alla storia, ai blog, al territorio.
Questo è il secondo insegnamento. Bisogna affinare la capacità di creare legami sinceri, autentici, costruttivi.
Il viaggio ci ha portato in alto. Logico. Era un viaggio sulle cime del Lario, direte voi. Abbiamo guardato al nostro mondo dall’alto delle cime. Guardare dall’alto verso il basso non è come guardare dal basso verso l’alto. Non è che ci sia un modo di guardare più importante dell’altro, non c’è però un solo modo di guardare. A seconda di dove e come si guarda cambia il punto di vista, la prospettiva.
Questo è il terzo insegnamento. Cambiare la prospettiva, cambiare il nostro modo di guardare alle cose può cambiare la nostra vita. Esiste sempre un altro modo di guardare alle cose. Che ci rimanga il dubbio della prospettiva, almeno, della coscienza del punto di vista a cui guardiamo a quello che ci circonda.
Non abbiamo fatto grandi così. Quattro amici, un po’ di stracci che chiamavamo bandiere o pensieri dipinti, prati, sassi… terra, cielo e pioggia. Qualche raggio di sole. Poche cose semplici per farci aprire gli occhi su quello che ci sta intorno, che vediamo tutti i giorni ma che ormai era invisibile ai nostri occhi. Non basta dire di avere gli occhi per saper guardare.
Questo è il quarto insegnamento. Non servono soldi o ricchezze per fare grandi cose se si crede in qualcosa. “Le cose più belle le abbiamo fatte quando eravamo poveri” è una frase che mi ha detto un mio grande maestro, Bruno Munari, molti anni fa, mentre gli parlavo delle attività che stavo facendo alla Scuola Materna di Carcano. Capii subito cosa voleva dirmi. Bastava la forza che scaturiva dall’energia creativa che ognuno aveva dentro di sé per essere rivoluzionari. In quest’energia ci ho sempre creduto e quando la si impara a riconoscere è come l’aquila che per alzare il suo volo individua la giusta corrente ascensionale. Bisogna riconoscere i venti e inserirsi nella giusta direzione se si vuole volare.
Ci ha accompagnato la pioggia. E a parte Davide e Lele che più volte sono finiti inzuppati, anche lei è stata una buona compagna. Amo la pioggia, lava il mondo, lava via le memorie dai marciapiedi della vita avrebbe detto Woody Allen. E poi del resto, come dicono i vecchi, la pioggia fa crescere i pioppi.
Il viaggio ha incarnato lo spirito di bloggiornalismo e da qui ripartiamo. Non è un punto di arrivo ma un punto di partenza. Non potevamo fare niente di più bello.
GRAZIE Davide! GRAZIE Lele! Ci avete dato il vostro tempo, la vostra passione, il vostro impegno. E tutto gratis. Come l’amore della mamma o del papà. La gratuità che è la sola moneta dell’arte. E noi per questo vi siamo riconoscenti.
profcamiNada & NOI di www.blogscuoleasso.it/bloggiornalismo
Una grande stima verso colei che ha scritto questi bellissimi pensieri. Ecco, un quinto insegnamento che ci ha dato, anzi che MI ha dato bloggiornalismo: che un blog, o comunque un “luogo di ritrovo” non è creato solo per scopi scolastici, e nemmeno di studio, anzi bhe, si, ma non solo per questo.. il 70 % delle finalità per le quali è stato creato questo sito vengono dalle proprie esperienze, dalla propria visione del mondo, della propria vita, dalle proprie storie, dalle proprie realtà.. e bloggiornalismo mi è servito molto per scrivere mie opinioni che nemmeno pensavo di avere; mi è proprio servito, e ne abbiamo la dimostrazione con tutti i laboratori che abbiamo fatto tramite questo blog, GRAZIE DAVVERO A TUTTI. E ricordati (bloggiornalismo) che io ci sarò sempre, anche l’anno prossimo tra versioni, compiti, vocabolari, io ci sarò, vedi, io troverò anch’io il tempo di aggiornarti pur sapendo di non farne più parte. Ma come si dice per i libri “Se un libro ti prende non guardi il numero di pagine” io dico “Se un blog ti prende non guardi di che istituto comprensivo fai parte!”
mettiamola così. Se non avessi aperto il blog tu non mi avresti mai detto questi magnifici pensieri.
Per quanto mi riguarda posso dire che il modo migliore per comprendere il mondo dei blog è stato quello di aprirne uno. Solo dopo ho capito veramente che cos’era.
Non cambia solo ciò che dici, ma il modo in cui lo dici. Un blog è partecipativo.
E con il tempo scoprirai che il valore aggiunto è dato proprio dalle relazioni.
Tu questo l’hai già intuito, perchè hai investito molto quest’anno sul blog e tutto ritorna. Quello che scrivi qui genera relazioni, prescinde dal tuo tornaconto personale e si stratifica nel tempo in modi sorprendenti.
Ha ragione prof; prima di creare bloggiornalismo non sapevo nemmeno cos’era un blog, e infatti pensi che a giugno e luglio mi ero anche dimenticata della sua esistenza(del blog), ma quando ad agosto ci sono entrata, mi sono trovata davanti moltissimi articoli interessanti, belli, coinvolgenti, e mi sono detta: “perchè sono stata così stupida? Bhe, ora potei inizare a scrivere anch’io”. Ecco, e così è stato, bhe, non scrivo bene come lei, ovvio, ma nel farlo ci metto il cuore e l’entusiasmo, che penso siano la medicina migliore a ogni male, il rimedio a ogni dolore, penso siano più importanti della lunghezza o meno di un articolo. Anche se i miei articoli non sono molto lunghi, non faccio copia-incolla o anzi, si lo faccio, ma non da altri siti come Wiki.. dalla mia mente. E penso che il blog sia un OTTIMO, anzi di più, punto di partenza per avere come meta la scrittura sui giornali 🙂
avete ragione:)
un bel viaggio, bello tutto. GRAZIE
♥
grazie!
Riporto il bel commento scritto su: http://www.cima-asso.it/2011/06/flaghee-mondi-impossibili/
che magari qualcuno non ha letto
Maria Grazia says:
June 18, 2011 at 2:01 pm
Oggi ho ripercorso le vostre immagini e i racconti e andando indietro mi sono accorta che in realtà non ero mai arrivata all’inizio a “Gioventù Ribelle”. Accompagnandovi ho compreso il significato profondo di questo progetto quello che tu Davide racconti proprio nella prima pagina: “La costruzione di legami”: Lo racconti e arriva forte, legami…
E poi sono andata a guardarmi le foto di tutte le bandiere che voi ragazzi avete dipinto e scritto e sono rimasta stupita. Vederle una per una, anche qui il vostro impegno l’avevo intuito, ho provato meraviglia per quanto avete fatto. A volte incontriamo miseria d’animo, qui c’è bellezza, potrei sembrare ridondante, ma è quello che sento, e io di bellezza ne ho bisogno.
Questo viaggio è concluso, il viaggio di tutte le nostre vite è aperto, la mia speranza è di tenerci dentro il filo di tanta bellezza, attraverso questa esperienza ho compreso ancora una volta di quanto SI PUO’ costruire un nuovo. Un nuovo per Davide, per Lele, per voi ragazzi che terminate un percorso e ne aprite un altro, per tutti noi.
un abbraccio a tutti
Maria Grazia
Che belle parole; c’è sicuramente da imparare da queste persone che dimostrano di avere interessi verso una qualunque cosa e fare di tutto, non arrendersi mai, per averla e viverla. E noi ne abbiamo un esempio con questo meraviglioso viaggio. Grazie ancora!