PROBLEMA: siete bravi giornalisti che lavorano nella redazione tradizionale di un giornale, e qualcuno vi ha detto o avete capito da soli che l’aria nel mondo dei media è cambiata. Siccome non siete sciocchi, anzi per mestiere siete abituati a porre domande scomode anche a voi stessi, decidete che è ora di capirci qualcosa. Da dove cominciare?

 

SOLUZIONE: un elenco di dieci obiettivi per il 2008 stilato da Howard Owens, giornalista di carta e poi pioniere dell’online, diretto a tutti i “non-wired journalists“. Siccome Howard è un tipo preciso, chiarisce che intende per non-wired journalists: tutti quei giornalisti che “per paura, indifferenza o hubris” evitano di toccare internet, se non per qualche email, una ricerca su Google di tanto in tanto (”e non sia mai che clicchino su un link a Wikipedia“) o per la loro dose giornaliera di Romenesko (famoso blog sul mondo della stampa Usa, da noi potremmo parlare – mutatis i molti mutandi – della “dose giornaliera di Dagospia“).

Mi sembra che Owens sintetizzi in modo eccellente e pragmaticamente efficiente una serie di idee che potrebbero (dovrebbero) portare anche a un ripensamento radicale del modo in cui vengono formati i giornalisti, nelle scuole o altrove:

  • L’idea fondamentale che, in qualunque mezzo ci si “esprima” come giornalisti, il mondo digitale è una cultura che va conosciuta perché è la nostra cultura (anche se non ce ne rendiamo conto) e che solo “facendo” qualcosa è possibile capire questa cultura.
  • L’idea collaterale che “fare” qualcosa di digitale oggi non richiede particolari conoscenze o mezzi tecnici avanzati: qualunque strumento non professionale (una piccola macchina fotografica in grado anche di riprendere video, un telefonino) uniti agli strumenti software che si trovano di default in qualsiasi computer o nei siti web2.0, consente di fare esperimenti e costruire materiali di buona qualità senza grande sforzo. E che per imparare a usare questa roba non servono grandi corsi, basta provarci e magari leggere qualche tutorial online.

Ecco in sintesi i dieci punti di Owens:

  1. Diventa un blogger. Individua un argomento che ti appassiona (calcio? cucina?). Scopri quanti più blog possibile sul tuo argomento, leggi regolarmente i cinque o i sei migliori. Partecipa: lascia commenti, segui i link. Dopo tre mesi di lettura e partecipazione apri il tuo blog sullo stesso argomento. Cerca di pubblicare qualcosa ogni giorno per almeno sei mesi. Evita gli argomenti legati al tuo campo professionale o la politica.
  2. Compra una piccola macchina fotografica digitale che faccia anche video. Iscriviti a un sito di condivisione di fotografie (FlickrBuzznet). Fate foto e pubblicatele sul sito.
  3. Con la stessa macchina gira almeno tre video. Usa il software del tuo computer (sia i pc sia i mac ne hanno uno anche se non lo sai) per montarli. Pubblicali su YouTube e, almeno uno, su un altro sito di condivisione video. L’obiettivo non è fare capolavori, ma capire come funziona.
  4. Passa almeno due ore a settimana a navigare su YouTube, cerca gli argomenti che ti interessano e segui i link, cerca di capire che cosa guarda la gente, guarda sia video professionali sia video amatoriali.
  5. Iscriviti a un sito di social networkingLinkedin, Facebook, MySpace
  6. Usa il social bookmarking (condivisione dei link ai siti “preferiti”), usa del.icio.us ogni giorno. Impara che cosa sono i tag. Guarda DiggMixx o simili.
  7. Comincia a usare gli RSS per tenerti aggiornato dai siti o dai blog (che nel frattempo hai cominciato a leggere) senza andare sui siti medesimi. Assicurati che il tuo blog abbia il suo feed RSS. Marc Glaser ha un’utile guida in proposito.
  8. Se non ce l’hai, rimedia un telefonino con capacità di inviare messaggi SMS (questo è un obiettivo che in Italia si può dare per già raggiunto).
  9. Impara a usare Twitter.
  10. Crea una mappa di Google con dati (mashup). Se non sai di che si tratta, guarda su Google. Ci sono un sacco di tutoriali disponibili, non è difficile, masta un foglio di calcolo, un po’ di intelligenza e seguire passo passo le istruzioni.

In realtà c’è anche un undicesimo compito che Owens dà ai suoi colleghi technically challenged: fai un rapporto sulla tua esperienza e scrive un saggio su come vedi il futuro dei media. Perché? Perché Owensaggiunge… un premio, un incentivo ai primi che riusciranno a compiere tutti e 11 i compiti affidatigli. Non granché (un buono da cento dollari da spendere su Amazon), ma un’idea per spingere a suo modo l’innovazione e l’aggiornamento culturale!

“C’è sempre la possibilità di non fare nulla di tutto questo – risponde l’autore ai suoi commentatori – Se non si vuole INVESTIRE sulla propria carriera posso solo augurare che piaccia la nuova carriera a Wal-Mart (catena di grande distribuzione nota per pagare meno di nulla i dipendenti, n.d.t.).

Sarà duro trovare o mantenere un lavoro da giornalista senza questo genere di competenze, conoscenze ed esperienze, per non parlare dell’atteggiamento mentale necessario per avere successo nel giornalismo moderno. Non importa quanti premi Pulitzer si siano vinti con il lavoro a stampa. C’è bisogno di questa roba. (…)

“Essere un buon giornalista non basta. Qui diamo per scontato che il giornalista non-wired di cui parliamo sia un BUON giornalista. Stiamo parlando di ottenere una profondità di conoscenza e una sottigliezza di comprensione che è IMPOSSIBILE acquisire senza realmente fare le cose. Il giornalismo online non è il giornalismo stampato e finché non ci si immerge e si cominciano a fare queste cose, non si capiscono le differenze”.

Correzioni-aggiornamento 30/12: devo correggere il titolo (ché in realtà il post era andato in linea senza il titolo definitivo) e citare E-Media Tidbits da dove ho saputo del post di Owens.

Inoltre, mi sembra che la filosofia del decalogo di cui sopra si sposi perfettamente con

Journalism 2.0: How to Survive and Thrive
A digital literacy guide for the information age

il manuale di Mark Briggsscaricabile gratuitamente in pdf) che avevamo segnalato qualche tempo fa. Può utilmente sostituire i tutorial di cui parla Owens… anche se l’idea di Owens è che cercandoseli da soli i tutorial, si capisce meglio tutta la faccenda.

articolo tratto da http://mariotedeschini.blog.kataweb.it/giornalismodaltri/2007/12/

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