How to. 100 Places to go before they disappear, edito da Abrams, uscirà il 5 aprile con una introduzione di Desmond Tutu.

Abbiamo anche chiesto a uno scrittore-viaggiatore e giornalista inglese,Lawrence Osborne, autore de Il turista nudoBangkok (due breviari del viaggio editi da Adelphi), se fosse stato in questi posti per spiegarceli meglio. Osborne è uno, per intendersi, che in Papua Nuova Guinea si è mangiato enormi vermi di palma di sago vivi, vere «salsicce di pus» come dice lui, per allinearsi alle usanze locali e cioè non morire di fame (non riusciamo a trovare in nessuna riga dei suoi libri referenza migliore). L’intervista, come ogni viaggio che si rispetti, ha preso vie impreviste. Ma partiamo dal principio.

Signor Osborne, è stato in qualcuno di questi dieci posti tanto da potercelo raccontare?
L’unico che conosco bene è il Masai Mara. Ero in Kenya per seguire il processo a un aristocratico bianco di nome Tom Cholmondely, il figlio di Lord Delamare. I Delamare hanno fondato il Kenya, hanno reso possibile la conservazione dei parchi nazionali. Tom è un importante ambientalista. Ha sparato, uccidendoli, due bracconieri in due diversi incidenti ed è stato processato. Il caso ha fatto molto scalpore, al centro della questione c’erano i parchi Amboseli e Masai Mara. Il Mara è un immenso spazio aperto in cui gli gnu avanzano inseguiti dai leoni, in un’atmosfera minacciosa di tragedia. Andavo a cavallo per la Rift Valley e sentivo i leopardi acquattati sulle acacie. Anche il cavallo li sentiva. Il Kenya è questa emozione primitiva. Purtroppo gli insediamenti dei confini stanno invadendo l’interno e il bracconaggio impazza.

Se i nostri luoghi di riferimento iniziano a cambiare troppo, come possiamo fare per non perdere l’orientamento emotivo?
Forse l’unica è educarci a usare la nostra memoria con esattezza. Ricordare le cose con enorme precisione, nella loro pienezza.

C’è un posto dove ha deciso di non tornare perché vuole preservarne la memoria?
In Oman, vicino a Muscat, c’è un villaggio di pescatori che si chiama Qantab e, vicino, delle spiagge deserte che puoi raggiungere solo in barca. Sono stato là con un’italiana con cui vivevo a Londra. Ogni giorno ce ne andavamo in quelle spiagge e passavamo giorni silenziosi al mare. Avevo la sensazione, e non mi abbandonava mai, che lei fosse innamorata di qualcun altro. Una strana sensazione che in qualche modo era creata dal posto stesso, perché era così puro, remoto e vuoto. Solo rocce, sole e mare che toglievano tutto e ci lasciavano nudi uno di fronte all’altro. In un modo enigmatico, io ho sentito che qualcosa tra noi non andava. Non potrei mai tornare là per questo, anche se amo l’Oman.

Ma esiste un paesaggio che col tempo invece di peggiorare è migliorato?
Mi viene in mente solo Brooklyn. Si sono liberati di Dunkin’ Donuts e degli spacciatori di crack.

Se lei potesse, inserirebbe ingressi a numero chiuso in ogni paese per salvarlo? Non pensa che viaggiare dovrebbe essere un’attività costituzionalmente antidemocratica?
Al contrario penso che sia costituzionalmente democratica, e per limitarne l’impatto l’unico motivo valido è dimostrare che il luogo è fragile e può essere danneggiato. Penso quindi per esempio ai monumenti egiziani, non all’Egitto. L’unico vero deterrente sarebbe la tassa sui viaggi aerei. Ma sono già tassati a livelli ridicoli. Volare da Londra a New York costa solo 70 euro, gli altri 300 sono tasse. Quanto ancora si può alzare la soglia? È
come per la benzina. In Europa un pieno lo paghi 80 euro, in America 30. In Oman, 8. Qual è il vero prezzo? Eppure tutti continuano a guidare in tutti e tre i paesi!

Qual è, oggi, la fine delle terre conosciute?

Domanda complicata. La sento nelle badlands del Nebraska… In Papua Nuova Guinea… A Brownsville, New York… Ad Hackney, Londra… Può essere ovunque ci sia quella sensazione che lì inizi l’ignoto. Un quartiere dell’East London mi può risultare più misterioso e sconosciuto della maggior parte dell’India. Giovanni Brusca, il mafioso corleonese, mi ha chiesto di autografargli una copia di Bangkok. Un’esperienza così sconosciuta non l’avevo mai provata.

Quella volta in cui ha sentito, nonostante tutto, che la natura era più potente dell’uomo?
Alle Andamane, dopo lo tsunami del 2004. Tutto quello che aveva fatto l’uomo era ridotto a briciole. E intanto la giungla se ne stava pacificamente intatta e rigogliosa.

Ci sarà sempre un motivo per viaggiare. O no?
Chi lo sa? La maggior parte della gente sembra smettere intorno ai cinquant’anni. Diventa troppo stancante, e ora anche mostruosamente caro. Tuttavia, giuro che andrò sempre a Bangkok per sistemarmi i denti.

Cos’hanno i dentisti di Bangkok?
Oh, meraviglia! Pavimenti di marmo, giardini tropicali, sale di trattamento molto chic. I dentisti sono tutte donne! Cosa si può volere di più? Vado alla Dental Clinic 49 sulla Sukhumvit. Da anni. Le cure costano la metà del prezzo di un’assicurazione annuale a New York, e la qualità è dieci volte superiore. Un buon motivo per prendere l’aereo! Lo faccio una volta all’anno, e non ne vedo l’ora.

Un luogo incontaminato o un essere umano incontaminato le hanno mai insegnato qualcosa di nuovo su di sé?
Un kombai, in Irian Jaya, che mi chiese di spiegargli come funzionava una lampadina. Non ce l’ho fatta. Ha riso e mi ha stretto la mano.

Posti dove andare e cose da fare prima di morire. Ce l’ha una lista da consigliarci?
Vedere il Teotihuacán a Città del Messico e scalare la piramide del sole. Mangiare una marinara da Michele, a Napoli. Sedersi sulla spiaggia a Whitley Bay e leggere Tin Tin.

Cosa vuol dire “confortevole” per un vero viaggiatore?
Per me significa: accesso al vino, cibo buono, un bar dove me ne possa stare solitario senza essere solo. E questo è tutto. Esagerando, magari un iPod con dell’opera dentro.

Ci sono colonne sonore per diverse parti del mondo?
No, no, no per favore niente colonne sonore! Rovinano l’intera questione del visitare dei posti.

Qual è il peggior ecomostro che ha visto nei suoi viaggi?
Direi le nuove costruzioni che hanno tirato su sull’isola di Favignana, in Sicilia, un posto che amo in modo assoluto e a cui tengo molto. Mi ha riempito di collera. Cosa pensano di fare? Si tratta della mafia? Come si può fermare questo scempio? Gli edifici si stanno allungando dappertutto, sono orribili piccole scatole su tutte le scogliere. È uno scandalo nazionale per gli italiani.

C’è un animale che le dice qualcosa di speciale?
Direi il geco. Nel buddismo thai simboleggia “metta”, cioè la compassione amorevole. Ovunque io abbia un geco in stanza, mi ritrovo a osservarlo per lungo, lungo tempo. Mi mette sempre in uno stato di calma. Che strano.

Preferirebbe mangiare l’insetto che più la disgusta o un essere umano?

Hmm, penso che sceglierei prima l’umano, onestamente. Ho mangiato insetti, ma siamo sinceri: gli uomini sono in guerra con gli insetti e viceversa. Che compassione può esserci tra di noi? Gli insetti sono nostri nemici e mangiarli ci fa sentire strani. Almeno, parlo per me.

Esiste un cibo esotico che le fa l’effetto della madeleine di Proust?
Sì, assolutamente. In Thailandia, il muang-ma kao niaow, cioè mango e riso glutinoso. Quando lo mangio divento nostalgico. C’è una ragazza a Bangkok, sulla Soi al 38, che lo prepara per me. Ogni volta che compaio non dice niente, prepara solo il piatto. Me ne mangio tre di fila e intanto penso, penso, penso.

Intervista tratta da: http://www.marieclaire.it/Magazine/mondi-nuovi/Lawrence-Osborne-e-i-luoghi-piu-belli-del-mondo/Riserva-di-Masai-Mara-Kenya

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