HO MESSO QUESTI APPUNTI TRATTI DA WIKI… CI SERVIRANNO LUNEDI’ PER IL LABORATORIO… Sandokan è uno sceneggiato televisivo del 1976 diretto da Sergio Sollima e tratto dai romanzi del ciclo malese di Emilio Salgari.

L’inglese James Brooke (Adolfo Celi) ha ormai ottenuto potere e terre e si fa chiamare “Rajah Bianco di Sarawak”, l’unico suo avversario è Sandokan (Kabir Bedi), un principe malese che aveva perso la famiglia anni prima, sterminata dagli anglosassoni. Cresciuto è diventato un pirata, il cui proposito è quello di rovesciare il Rajah bianco e allontanare così l’influenza britannica dalla sua terra natia. Dalla terra d’Albione giunge Sir William Fitzgerald (Andrea Giordana), un ufficiale in missione per conto della regina Vittoria. Brooke accoglie il militare e gli mostra il suo esercito di ranger e Dayaki, i tagliatori di teste del Borneo.

Fitzgerald non sembra capire le usanze del luogo e non approva il governo del “Raja Bianco”. Quest’ultimo, dopo aver raccontato al colonnello la storia di Sandokan, prepara un piano per uccidere la “Tigre della Malesia”.

Sandokan fa ritorno nel suo rifugio, l’isola di Mompracem, dopo aver salvato la vita a due principini presi in ostaggio da Brooke. Sull’isola arriva anche Koa, uno dei suoi tigrotti, che lo informa della debolezza di Labuan.

Sandokan si fa convincere dall’amico e parte alla volta di Labuan. Lungo la strada vengono attaccati dai ranger di Brooke, comandati da Fitzgerald. Koa colpisce a tradimento Sandokan e poi si uccide. Sandokan cade in mare scomparendo tra i flutti.

Seconda puntata [modifica]

Nella seconda puntata vediamo Sandokan ancora vivo ma ferito gravemente raggiungere, grazie alle correnti, la spiaggia di Labuan dove giace privo di sensi. I servitori di Lord Guillonk lo salvano e Marianna si prende cura della sua ferita. La ragazza è la nipote di lord Guillonk, per la sua bellezza viene chiamata “la Perla di Labuan”.

Yanez, amico fraterno di Sandokan, credendo che l’amico sia ancora vivo organizza una spedizione alla sua ricerca.

A Labuan, Sandokan si finge un principe per non essere scoperto dai suoi nemici. Cerca di fuggire, ma si innamora di Marianna e decide di rimanere. Intanto i preparativi per il compleanno di Marianna sono iniziati e Lord Guillonk organizza una battuta di caccia, in onore alla nipote.

Sandokan decide di uccidere la tigre da solo per portarla in premio a Marianna.

Terza puntata [modifica]

Sandokan riesce ad uccidere una tigre, dedicando la preda a Marianna. Fitzgerald presente in quell’occasione, riconosce il suo nemico e ordina ai suoi uomini di catturare il pirata. Sandokan fugge grazie al cacciatore Tremal Naik e seminano i nemici.

Separatosi dall’amico, Sandokan arriva in un piccolo villaggio di amici e scopre che Yanez e i suoi sono venuti in suo soccorso. Questi ultimi li ritrova sulla spaggia di Labuan.

Ritornato a Labuan, Sandokan decide di sposare Marianna che porta con lei, il matrimonio viene celebrato da Yanez sulla nave durante il viaggio di ritorno a Mompracem, prima di giungere a destinazione vengono attaccati da Brooke, e nello scontro fra le due navi Sandokan viene catturato.

Quarta puntata [modifica]

Sandokan riesce a fuggire di prigione e grazie all’aiuto di Yanez che utilizza una falsa identità cercano di salvare Marianna. Il ragazzo riesce ad introdursi nella casa di Lord Guillonk ma viene scoperto da James Brooke.

Quinta puntata [modifica]

Sandokan con i suoi uomini attacca William Fitzgerald per salvare Marianna, dopo uno scontro salva la ragazza ed in seguito riesce anche a catturare Brooke. Viene poi effettuato uno scambio di prigionieri: Brooke per Yanez. Dopo un periodo tranquillo si diffonde il colera sull’Isola di Mompracem.

Sesta puntata [modifica]

L’epidemia di colera ha ucciso molte persone e i superstiti vengono attaccati da James Brooke. Sandokan cerca di fuggire ma, mentre Yanez viene ferito, Marianna viene uccisa, colpita da un proiettile. L’isola viene conquistata da Brooke. Sandokan riesce a scappare in una scialuppa con i fedeli Yanez e Sambigliong, intento a voler lasciare la pirateria. Ma, non appena incontra sul mare un nutrito manipolo di malesi decisi ad unirsi a loro, reagisce e decide di continuare la sua lotta contro l’Inghilterra (“…la Tigre è ancora viva!” esclama alla fine).

2 thoughts on “HO MESSO QUESTI APPUNTI TRATTI DA WIKI… CI SERVIRANNO LUNEDI’ PER IL LABORATORIO… Sandokan è uno sceneggiato televisivo del 1976 diretto da Sergio Sollima e tratto dai romanzi del ciclo malese di Emilio Salgari.

  1. domani sarà un giorno complicato… dobbiamo capire la funzione di alcuni personaggi in vista del secondo articolo che uscirà MERCOLEDI’…

    ho trovato anche questo tema che può essere una base di riflessione:
    La “crisi dei valori”

    Inizio affermando che, secondo me, la paventata “crisi dei valori” è una realtà molto più sfumata di quanto si creda.

    Mi spiego: parlare di “crisi” significa ammettere che in epoche passate si sia vissuta un’età dell’oro in cui questi valori erano in auge e diffusi universalmente.
    Ora, per le poche conoscenze che io ho della Storia, quest’epoca non mi sembra mai esistita.

    Sì, forse il Medioevo conosceva una stabilità ed immutabilità di riferimenti etici e religiosi oggi scomparsa, ma la maggior parte della popolazione viveva nell’indigenza, nella sporcizia, nell’ignoranza, nell’assoggettamento all’autorità. L'”individuo” come lo conosciamo oggi nemmeno esisteva.

    Ciò naturalmente non significa che io neghi la presenza di problemi, anche gravi, di natura sociale ed etica in seno alla nostra società.
    I “mostri” contro cui dobbiamo combattere dentro e fuori di noi ogni giorno, sono, credo, abbastanza conosciuti: l’economicismo, il consumismo, l’egoismo, l’edonismo esibizionista, il prevalere, in genere, della sfera materiale su quella spirituale.

    La massa, di cui anch’io faccio parte, si lascia facilmente sedurre dai messaggi televisivi e pubblicitari, dal cinema di facile consumo e di dubbio valore artistico, dalle pubblicazioni dedicate al vasto pubblico, dove i protagonisti sono belli, levigati, sorridenti, possiedono automobili lussuose e gadget elettronici del tutto inutili, vivono in dimore sfarzose, godono di un successo che ha arriso loro senza alcun impegno o fatica, vivono quasi esclusivamente nella dimensione del tempo libero, non hanno nessun tipo di problema serio, adulto e nessuna preoccupazione quotidiana degna di questo nome.

    Anche se trovo un po’ assurdo demonizzare questo tipo di messaggio, che, seppur caricaturalmente, esprime una parte almeno delle aspirazioni dell’uomo occidentale (soltanto?), credo altresì che la vita reale, anche dei privilegiati, sia tutt’altra cosa.
    Nella vita reale ci si ammala, si invecchia, si muore, si lavora, si rischia, si vive ogni genere di affanno.

    La rincorsa al successo economico da ottenere senza troppe remore etiche e la vita vissuta all’insegna del divertimento sfrenato portano l’uomo moderno a provare penosi sentimenti di solitudine, di noia, di insicurezza, di vuoto esistenziale, di profondo disorientamento morale.

    Questo fatto è paradossalmente acuito, anziché lenito, dalla libertà di cui gode l’uomo contemporaneo, dalla molteplicità di opzioni fra cui è chiamato a scegliere, in assoluta solitudine, senza riferimenti certi, senza guide che non siano il profitto economico e l’interesse personale. Viviamo oltretutto in un epoca di trasformazioni vertiginose, di cambiamenti continui, di complessità crescenti che esigono capacità di risposta non comuni e rischiano di schiacciare l’individuo facendolo sentire ancora più impotente ed insicuro.

    Inoltre, negare o almeno comprimere, la parte spirituale dell’uomo, come fa più o meno coscientemente l’Occidente, porta a recrudescenza tutta una serie di mali sociali: la criminalità, il suicidio, la violenza, l’alcolismo, la droga, la cosiddetta “malattia mentale”.

    In parte questo è il prezzo che si deve pagare al progresso, alla democrazia, alla libertà. Non tutti riescono a sostenere il peso che comporta il dover compiere scelte autonome; e talvolta i più deboli e violenti indulgono a comportamenti devianti, mentre i più sensibili possono cadere vittima di conflitti morali interiori devastanti.

    Cosa fare allora?

    Intanto riconoscere che, se non il migliore dei mondi possibili, il mondo occidentale è forse il migliore dei mondi realizzati fino ad ora. Vivere nei secoli scorsi deve essere stato molto più difficile, precario e disumano di oggi. La Storia del passato è una storia di violenze, di fame, di epidemie, non dobbiamo nascondercelo.

    I valori spirituali, morali ed artistici non sono alla portata di tutti e forse mai lo saranno. Si può sperare in una loro diffusione e già la nostra società ha aumentato il numero di coloro che leggono, provano piacere ad assistere ad un concerto o ad uno spettacolo teatrale, si pongono dei problemi di tipo etico e filosofico.

    Ma è una questione di sensibilità e di intelligenza, caratteristiche in parte innate, solo parzialmente modificabili con l’educazione.
    Alcune esperienze, la poesia o la musica “classica”, per esempio, saranno, secondo me, sempre minoritarie. Persino il piacere della lettura.

    Credo non si debba essere eccessivamente severi nel voler distrarre la maggior parte della gente dai loro divertimenti e dalla loro smania consumistica. In fondo, una popolazione di mercanti e flemmatici borghesi, quali noi stiamo diventando, è sempre poco incline alle guerre, desidera la pace e la stabilità e quasi sempre favorisce le arti.
    Per contro esistono società fortemente anticonsumistiche e dai valori religiosi “forti”, dove la maggior parte della popolazione vive nella miseria, nell’ignoranza, nella paura, nella guerra continua.

    La civiltà, nei comportamenti e nelle idee, mi sembra da noi estesa in quantità rassicurante a larga parte della popolazione. Le giovani generazioni sembrano inquietanti, ma da sempre i giovani hanno destato preoccupazioni e sospetti.
    E’ vero, ci sono problemi di ordine pubblico dovuti all’espansione della criminalità, ma per quelli esistono delle parziali soluzioni tecniche di prevenzione e repressione, un concetto, a mio giudizio, da rimettere a nuovo e riconsiderare. Il fatto stesso che torme di diseredati si riversino fiduciose in Occidente significa che il nostro tipo di civiltà è attualmente insuperato, è considerato quasi un miraggio, una promessa di benessere cui aspirare.

    Il capitalismo e le società democratiche e aperte hanno vinto. Le alternative sperimentate si sono rivelate opprimenti e sanguinarie.
    Sono perciò fiducioso che noi occidentali sapremo trovare un minimo d’ordine, di equilibrio e di armonia in mezzo al cambiamento materiale e spirituale e alle nuove difficoltà e sfide indotte dalla rivoluzione tecnologica.

    Riferimenti bibliografici
    Bobbio N., Pro e contro un’etica laica. In Elogio della mitezza e altri scritti morali, Parma, Pratiche Editrice, 1998

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