Brandelli d’interviste a Carlo Emilio Gadda

….  Negli ultimi tempi sono usciti abbastanza frequentemente libri nei quali si fa uso della lingua e del dialetto contemporaneamente. Che cosa pensa lei di questo fenomeno?

Sono certamente un tentativo, qualche volta felicemente riuscito, di accostarsi alla realtà espressiva del popolo di cui facciamo parte.

 Aveva la rima facile?

Avevo la rima facile, sissignore. Potevo incoccare delle ottave ariostesche così come dei sonetti tradizionali con una certa disinvoltura…

Uno dei suoi autori prediletti è Manzoni. Vorrebbe accennare a qualche motivo della sua ammirazione?

Il motivo precipuo della mia ammirazione per il Manzoni è da ricercare nel profondo e assoluto spirito di realtà con cui lui ha ritratto i caratteri, specialmente i caratteri degli umili.

C’è un personaggio che le è particolarmente caro?

Tra gli umili certamente io sento una simpatia per il personaggio di Don Abbondio, il quale non ha altro torto di fronte alla morale illustre se non quello di avere ceduto alla violenza e al terrore di questa violenza.

Mi pare che lei abbia già pubblicato molti e molti anni fa qualche cosa nella quale c’era già questo uso del dialetto e della lingua contemporaneamente. Un racconto del 1930, mi pare.

Direi di si. E’ presumibile. Non certo, ma presumibile, che questo racconto a cui lei allude, e cioè L’incendio di via Keplero, sia servito da fermento ispirativo ad ulteriori lavori in questa direzione.

Non è comunque che lei si senta responsabile di tutti questi esperimenti?

La responsabilità non può essere a me ascritta, in quanto io ho seguito una disciplina e un suggerimento naturale nell’accostarmi alla realtà espressiva del popolo e, insomma, della gente. E’ presumibile che altrettanto abbiano fatto gli epigoni, se epigoni si possono chiamare, in quanto loro stessi hanno cercato un avvicinamento al popolo a cui apparteniamo.

Quindi si può dire che certamente simili iniziative in questo campo, specialmente le sue, non possono essere considerati tentativi puramente artificiali e letterari?

Assolutamente no. Tanto è vero che – questo lo posso dire chiedendo che mi si creda sulla parola – il racconto a cui ho alluso è stato scritto di getto in due pomeriggi estivi nel luglio del ’30. Quindi è escluso che si tratti di un lavorio artificioso e complicato, come mi viene attribuito da alcuni critici non intelligentissimi…

… Nei primi anni della sua attività di scrittore a che cosa si dedicava preferibilmente. Alla prosa o alla poesia?

Nei primi anni di scrittore, cioè già a distanza dall’infanzia, mi sono dedicato preferibilmente a scrivere versi.

http://sites.google.com/site/cyberpoems/autori-preferiti-d-ogni-tempo-e-paese/carlo-emilio-gadda/un-brandello-d-intervista-a-carlo-emilio-gadda

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