Il bagno blu
Nel bagno blu sono disseminati circa 600 oggetti tra cui numerosi animali acquatici i quali conferiscono alla stanza una straordinaria policromia. Particolare è l’elefante con bajadera in ceramica ed il calco della Testa Palagi, la copia più fedele dell’Atena Lemnia, una delle statue dedicate da Fidia alla dea della saggezza Atena. Troviamo inoltre un blocco di malachite su cui si staglia un’antilope di vetro soffiato di Guido Balsamo Stella affiancata da piccoli buddah di cristallo di rocca.
Stanza delle reliquie
Al centro del gonfalone di questa stanza troviamo innumerevoli oggetti tra cui il serpente che si morde la coda (simbolo di eternità), la rappresentazione delle sette stelle dell’Orsa Maggiore e, testimoni del pericolo da egli stesso scampato, sotto le ali spiegate di un’aquila, il bassorilievo del Leone di San Marco, dono del comune di Genova, che commemora un discorso tenuto dal Poeta nel maggio 1915, per incitare gli italiani ad entrare in guerra; e un quadro di Marussig, dal medesimo soggetto, che ornava lo studio del Comandante a Fiume. Questo dipinto fu colpito da una scheggia di granata durante il “Natale di Sangue” (1920), ed è ora lesionato a memoria dell’incidente che avrebbe potuto costare la vita a d’Annunzio.
L’officina
Nell’officina troviamo la Nike di Samotracia, statua rappresentante la giovane dea alata figlia di Zeus che porta l’annuncio delle vittorie militari, mentre si posa sulla prua di una nave da battaglia, da lui stesso patinata e, alle spalle della scrivania, la testa in gesso di Eleonora Duse, opera di Minerbi. Sul volto della compagna amata-odiata che più l’aveva spronato al capolavoro d’Annunzio ha posto un foulard: l’attrice è la testimone velata del suo impegno ininterrotto.
Leda Marciana
Nella stanza Della Leda ovvero la stanza da letto di D’Annunzio troviamo un oggetto particolare, la Leda Marciana di Michelangelo, una componente dei suoi Prigioni realizzati per la tomba di Giulio II. Nella casa questa statua la ritroviamo anche nella Stanza della Musica. Sul questo Prigione, proveniente dal Louvre, posato sopra uno zoccolo di legno con la scritta amor fati, d’Annunzio è intervenuto patinando e dorando il calco di propria mano e sempre sua è inoltre l’iniziativa di cingerne i fianchi con un drappo di seta.