VI DICIAMO NOI CHE COS’E’ UN ECOMUSEO, testo per il video in costruzione

Ecomuseo & bloggiornalismo (17)Uno specchio in cui la popolazione si guarda.

Un’esperienza dell’uomo e della natura.

Un’espressione del tempo.

Un’interpretazione dello spazio.

(G.H. Riviere, 1980)

TESTO PER IL VIDEO: VI DICIAMO NOI CHE COS’E’ UN ECOMUSEO

L’ECOMUSEO DEL DISTRETTO DEI MONTI E DEI LAGHI BRIANTEI INCONTRA LA SCUOLA

Testo: Giulia Caminada, Attori 2° C A.S. 2013-2014

 

INTRODUZIONE

(Riprese ad ASSO)

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  1. Sembrava una giornata come tante altre: casa, scuola, casa. E invece no. Oggi vi accompagnamo alla scoperta dell’Ecomuseo del Distretto dei Monti e dei Laghi Briantei.
  2. Siamo ad Asso, in Vallassina, in un contesto ormai urbanizzato collocabile nella fascia montana a nord di Canzo e abbiamo scoperto di far parte dell’Ecomuseo del Distretto dei Monti e dei Laghi Briantei, recentemente istituito dalla Provincia di Lecco.
  3. L’Ecomuseo comprende numerosi paesi del territorio che ci circonda. Asso, Valbrona e Canzo, che fanno capo all’Istituto Comprensivo di Asso, fanno parte dell’Ecomuseo.
  4. Ma che cos’e’ un ecomuseo? Cerchiamo di capirlo insieme.

 

  CORPO DEL TESTO

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  1. Spesso chi abita in un luogo agisce solo come attore, dimenticandosi di farsi spettatore. Questo ha provocato qui, come altrove, profonde ferite nel paesaggio.
  2. Gli uomini non si riconoscono più come parte del proprio ambiente e le relazioni sociali fra le persone vengono meno.
  3. Lo stesso vale per la Vallassina che noi abitiamo.
  4. Prima di scoprirla con le parole l’abbiamo scoperta con i piedi. È la nostra comunità originaria: un groviglio di paesi, capannoni, villette, palazzi, strade e automobili senza soluzione di continuità. Luoghi delimitati da cartelli stradali in azzurro o in lumbard.
  5. Un tempo chi viveva in Vallassina stava in periferia, veniva dalla periferia, respirava una cultura di periferia rispetto a chi stava in città. Oggi, questa demarcazione è meno netta perché la maggior parte delle persone che abitano la Valle è sempre più in movimento.
  6. È una terra in ebollizione, la terra delle reti, con una popolazione, nello stesso tempo, sempre meno legata al suo territorio.
  7. Ogni luogo della Terra non viene mai solo. È inserito in una rete che solo chi lo abita e lo vive conosce bene. Ogni individuo ha la sua trama interiore, costruita dalla sua mente e dai suoi spostamenti.
  8. Lo stesso vale per i territori compresi nell’Ecomuseo del Distretto dei Monti e dei Laghi Briantei. Pensiamoli come parte di una stessa rete e tratteggiamo dei confini. L’area che abbiamo definito possiamo chiamarla ecomuseo. Sono gli abitanti dell’Ecomuseo a rappresentarsi il proprio territorio, a immaginarlo con la propria mente dopo averlo percorso per anni con le gambe senza quasi essersene resi conto.
  9. Gli ecomusei sono un fenomeno relativamente nuovo nel nostro paese. Sono un  museo diffuso, un museo del territorio, un museo di comunità portati avanti da una comunità stessa. Un Ecomuseo può rivitalizzare un territorio. Come? Dialogando con la popolazione che vi abita, i visitatori, gli enti locali per agire insieme in favore dello sviluppo del territorio.
  10. Un ecomuseo è una terra e le persone che vi abitano, è una relazione. Per questo ci siamo mossi. La nostra vuole essere una risposta ad una diffusa incapacità degli abitanti di percepire il valore dei luoghi, di riconoscere nel territorio non solo lo spazio a disposizione per costruire, produrre e muoversi, ma anche il paesaggio da custodire e migliorare da cui dipende la qualità della nostra vita.

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(riprese al MEAB)

Ecomuseo & bloggiornalismo (53)

    1. Un ecomuseo non è soltanto un insieme di beni culturali e paesaggistici. Una comunità non è soltanto un insieme di beni materiali – case, strade, chiese, palazzi, terreni – ma possiede anche un grande patrimonio culturale immateriale, i beni volatili della tradizione.
    2. Cos’è un bene volatile? Sono quei saperi e quelle conoscenze che muoiono con le persone. Un canto che non è più cantato, una filastrocca che non è più recitata, una lingua che non è più parlata, un piatto che non è più cucinato… sono un immenso patrimonio che muore.
    3. La tradizione è viva e muore quando il passaggio tra le generazioni è interrotto. Il nonno non insegna più al nipotino a fare l’orto, il padre non parla più in dialetto al figlio.
  • Un ecomuseo deve essere attento a conoscere e a salvaguardare la cultura di un territorio per il mantenimento della sua identità. Un ecomuseo è il legame con il territorio. È la comunità che è cosciente di far parte di questa rete e lavora per il bene del territorio. L’Ecomuseo deve valorizzare i beni materiali e quelli immateriali, volatili.

(riprese in AULA INFORMATICA)

Ecomuseo & bloggiornalismo (21)

  1. Noi ci sentiamo parte dell’Ecomuseo. Che per noi vuol dire conoscere il territorio nel quale viviamo e farlo conoscere. Per questo lavoriamo alla Mappa di comunità dei ragazzi.
  2. Una mappa è molto più di un insieme di semplici linee sulla carta perché un luogo è molto di più di una superficie geografica. Come le lettere e i diari racconta le storie umane, i punti di vista.
  3. Questo è il nostro gioco local. Leggere il paesaggio e costruire una mappa di comunità del nostro territorio. Le mappe celebrano l’identità locale e gli elementi di distinzione con le comunità limitrofe. Ci stiamo facendo alcune domande.
  4. Che cosa rende il nostro territorio denso di significati e diverso dagli altri? Attraverso l’aiuto della comunità vogliamo individuare spazi e luoghi significativi che nel tempo hanno contribuito a dare al territorio l’aspetto odierno.
  5. Andare a Milano non è come andare a Torino o a Venezia. Cambia il paesaggio. Ma non soltanto. Cambia l’inflessione linguistica, per esempio. Anche se oggi il mondo è diventato un po’ tutto uguale dappertutto. È l’effetto della globalizzazione.
  1. Fare una mappa di comunità è come fare un autoritratto. Gli autoritratti suscitano sempre un grande fascino anche per i tanti interrogativi che suscitano. Cosa vuole dire l’autore rappresentando se stesso? Cosa vuole farci vedere di sé? Forse qualcosa che nessuno riesce ad apprezzare? O forse è a se stesso che vuole comunicare qualcosa?

 

(riprese a VALBRONA)

Ecomuseo & bloggiornalismo (3)

  1. Setacceremo il nostro territorio in una sorta di caccia al tesoro per presentarci al mondo con il vestito della festa, attraverso le cose notevoli che riveleranno i luoghi, la lingua e la cultura di casa nostra. Per fare questo gioco abbiamo bisogno della comunità.

 

  1. Tutti sono portatori di cose e di parole del territorio in cui vivono e – pertanto – tutti possono partecipare al gioco. Come?

 

  1. Definendo i confini, le più piccole arene in cui la vita è vissuta. Ogni territorio del mondo ha i suoi confini, percepiti così dai suoi abitanti o da chi vi si trova a passare di lì.
  2. Riconoscendo il valore della soggettività perché ogni luogo ha le sue caratteristiche che lo rendono unico e che si sono accumulate in tutto il tempo della sua storia. Porta in sé dei segni che sono suoi e di nessun altro.
  3. Privilegiando la dimensione della quotidianità. Vogliamo prenderci cura del nostro territorio nelle sue vesti di tutti i giorni. Le persone. Le attività produttive. Le storie. I  flussi. Stiamo osservando il territorio da questi punti di vista.
  4. Vogliamo tutelare il nostro paesaggio e i suoi beni volatili, per lasciarlo alle generazioni future. Per questo stiamo costruendo una mappa di comunità dei ragazzi. Cerchiamo tracce di comunità. Teniamo d’occhio la nostalgia di ciò che è finito, disperso, e il processo di elaborazione di una nuova identità.
  5. Vogliamo provare a darci una chiave di lettura del presente che avanza, con un linguaggio adeguato: quello dell’incontro diretto con persone che in Valassina vivono o lavorano, delle interviste e della comunicazione attraverso bloggiornalismo 2.0.
  6. La mappa di comunità è un’occasione unica per dire chi siamo, per salvare la nostra identità culturale. È come fare un puzzle. Ogni tessere da incastrare sarà la nostra esperienza del territorio e parlerà della nostra vita collettiva.

 

CONCLUSIONI

(riprese a CANZO)

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  1. È il nostro viaggio in un tempo e in uno spazio a noi vicini. Dal momento in cui il mondo ci riceve, iniziamo un viaggio arricchito da un bagaglio personale ma condiviso con chi fa parte della nostra terra.
  2. Questa esperienza comune la viviamo insieme ad altre persone alle quali si è uniti dalla propria cultura costituita da una lingua, tradizioni, religione, sistema politico e tanto ancora. È in questo ambiente che si impara a stare al mondo, a guardarlo in un certo modo e, soprattutto, ad amarlo.
  3. Sia esso fatto di ghiaccio, di sabbia o di jungla. Sarà sempre la piccola patria che – malgrado tutte le bruttezze che possa avere – quando da essa ci si allontana, si può anche soffrire.
  4. L’Ecomuseo del Distretto dei monti e dei laghi briantei non è una corsa contro il tempo, ma una fotografia del nostro presente.
  5. La nostra risposta alla fluidità sociale, alla liquidità del mondo moderno nella quale siamo immersi. La transitorietà ha sostituito la durevolezza e gli ultimi cinquant’anni hanno visto cambiamenti mai visti dalle civiltà che ci hanno preceduto.
  6. Viviamo in un mondo accelerato che provoca senso di incertezza e crisi di identità. In una società moderna dai contorni difficili da definire che crea insicurezza e paura, la globalizzazione implica motivi di insoddisfazione che sono perfettamente chiari a chiunque abbia occhi per vederli. Il mondo globalizzato è destinato a morire di paura.
  7. Seguiteci nella nostra nuova avventura. Ne varrà sicuramente le pena!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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