Antiretorica della Prima Guerra Mondiale
Promuovere la lettura attraverso l’uso dei social network è possibile. Parola di #Gigiai. Come? Si sceglie un testo, si stabilisce un calendario di lettura dividendolo in capitoli, articoli, lettere, si scelgono degli hastag ufficiali (#LunaFalò, #Leucò, #Corsari, #PaesiTuoi, #Invisibili e #TwSposi #Gigiai) che danno il via alla lettura e alla (ri) scrittura del testo da parte del popolo di Twitter. Si apre così un universo di micro-riscritture che non possono prescindere da una lettura approfondita del testo che si sta leggendo insieme, e che rimandano ad altri dati che a loro volta vanno conosciuti per essere discussi e approfonditi. Il tutto in 140 caratteri. La brevità funzionale all’analisi critica, non un vincolo ma un’opportunità. Bastano un libro, una connessione internet, un account di Twitter e il libro e il lettore hanno una nuova occasione. Il testo scivola da un ambiente (quello cartaceo) all’altro (quello multimediale).
E poi ci sta la guerra, a cento anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914-2014). Sono cresciuta in mezzo al dolore che le guerre del Novecento hanno lasciato a chi è rimasto e che si sono portati dietro le generazioni che sono vive ancora in mezzo a noi. Al ricordo della povertà e della fame vivo, fino a tempi recenti, nella popolazione anziana del nostro territorio. Quando Luca Piergiovanni (@chocolat3b) mi ha proposto di sperimentare su Twitter, con bloggiornalismo 2.0 (@bloggiornalismo), la riscrittura di un testo che avesse come contenuto la Grande Guerra non potevo non accettare. Il binomio era perfetto per coniugare forma (Twitter) e contenuto (Grande Guerra). Ma c’era di più. Si poteva tentare di sperimentare un metodo non retorico di fare memoria, di commemorare la Prima Guerra Mondiale. Il metodo da sperimentare in ambito didattico era la Twitteratura (@TwLetteratura) che dà la possibilità di divulgare grandi contenuti sfruttando le potenzialità di Twitter con immediatezza, rapidità e sintesi. Paolo Costa (@paolocosta), Edoardo Montenegro (@TorinoAnni10) e Pierluigi Vaccaneo (@piervaccaneo), che hanno dato inizio al gioco, forse non prevedevano che sarebbe potuta diventare un metodo didattico potente per riportare l’esperienza conoscitiva ed affettiva multimediale degli alunni dentro gli spazi della scuola. Il che non è poco. Il progetto lariano vede il coinvolgimento, oltre che di Twitteratura, del quotidiano La Provincia di Como (@laprovinciadico), promotore di Twitt@mo, dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Como e dell’Archivio Diaristico Nazionale (@archiviodiari). Sono 10 gli Istituti che partecipano alla sperimentazione (@TAPUMTAPUMTAPUM, @TWenti_3C, @3aturati, @bloggiornalismo, @AulaAperta, @Furbilli, @twittemozioni, @WoodTwitCometa,@3CCarimate, @3acarimate) e che, da marzo a maggio 2014, leggono, (ri) leggono e (ri)scrivono su Twitter due raccolte di lettere dal fronte: Come le vacche sull’Alpe di Gigiai. Lettere al parroco di Montemezzo dalle trincee della Grande Guerra (a cura di Gavino Puggioni, Como 1997) e Scusate la calligrafia. Lettere dal fronte (di Sisto Mario Buzzetti, Milano 2008).
Le nuove generazioni sono abili di internet – a loro rischio e pericolo – ma accreditarlo a metodo didattico vuol dire indicarne il valore e – parallelamente – aprire dentro l’aula la riflessione sull’utilizzo dei social network in ambito sociale e scolastico, aprire alle loro potenzialità espressive motivando una fascia di studenti che forse non sarebbe stata agganciata alla lettura (scrittura) in altro modo. Un’opportunità che la scuola non può perdere per portare un costume nuovo in una realtà scolastica indecisa fra la routine di ligia obbedienza ai programmi e di osservanza alle strutture e l’impegno in esperienze didatticamente assai originali e socialmente avanzate, di rottura.
L’incontro fra scuola e social media è sempre stato difficile, sovente frustrato. Le suggestioni a imboccare una via diversa nella pratica di fare scuola si moltiplicano anche se si calano su una realtà contraddittoria di insegnanti non sensibilizzati a tradurre la propria professionalità in forme più avanzate, certamente più faticose e più difficili, di sperimentazione ma – nello stesso tempo -drammaticamente bisognosi di qualificare l’immagine sociale della propria quotidianità e di trovare indicazioni per poterlo fare nel proprio lavoro nella classe. In questa situazione di incongruenza ben si colloca #Gigiai che con le sue lettere di poveri contadini alla guerra si poteva aprire a un mondo popolare che avrebbe certamente coinvolto gli alunni (anche dal punto di vista umano) in uno dei più grandi massacri del Novecento.
Ora i contadini di Montemezzo stanno (ri)vivendo su Twitter in modo quasi spontaneo: sembra che sono i ragazzi delle scuole lariane che partecipano al progetto che li stanno creando. E l’entusiasmo sta andando oltre le aspettative. Noi di @bloggiornalismo leggiamo attentamente le lettere, conosciamo il contesto storico, sociale e politico in cui i nostri contadini-soldato le hanno scritte. Per farlo dobbiamo capire cosa vogliono dire, cosa hanno voluto dire al parroco a cui indirizzavano le lettere dal fronte, cosa quelle lettere dicono a noi oggi.
Viviamo di approcci attivi e consapevoli al romanzo. Immaginiamo il non detto, i sentimenti che si nascondo fra le righe provando a riviverli noi stessi dando forma ai pensieri e alle emozioni in un tweet, interroghiamo le lettere. Che sia la pioggia lunga, grande e fangosa delle trincee. Che sia il bisogno di pane. Che siano gli occhi gonfi di lacrime al pensiero della casa lontana. I giovani di Montemezzo ci scrivono tutto l’orrore e la paura che una guerra porta con sé. E come se fossimo noi a ricevere le lettere dal fronte, sicuramente siamo noi a farle parlare all’uomo di oggi grazie alla Rete. Il docente è il tramite fra gli studenti e Twitter, utilizzata per condividere con il resto della comunità online le riscritture realizzate a scuola.
I tweet saranno composti editorialmente dai ragazzi, pubblicati in un tweetbook (@hiTweetbook) in diversi formati (PDF, EPUB, MOBI) e condivisi con la Rete. Il metodo Twitteratura può essere utilizzato da chiunque voglia sperimentarlo con licenza Creative Commons 3.0 (Attribuzione – Non Commerciale – Non Opere Derivate).
Giulia Caminada, insegnante