(G.R.) Recensione del libro: “Il richiamo della foresta”

Il libro “Il richiamo della foresta è stato scritto da Jack London nel 1903 ed il suo titolo originale è “The Call of the Wild”.  Questo libro è un romanzo d’avventura. Il personaggio principale è Buck, un cane, frutto dell’incrocio tra un San Bernardo e un pastore scozzese. Si tratta di uno splendido, possente animale destinato, per il tradimento di un servo, a provare il bastone dell’uomo senza scrupoli e la dura esistenza dei cani da slitta.

Nel romanzo prevalgono gli ambienti esterni, infatti la vicenda è ambientata nell’Alaska. I diversi ambienti trasmettono i sentimenti dei protagonisti (paura, serenità…), fanno da sfondo alla vicenda e e sono descritti in modo oggettivo e realistico.

I tempi di ambientazione della vicenda sono influenti nel determinare la “diversità” dei personaggi e lo spazio dedicato alla narrazione dei singoli fenomeni è proporzionale alla loro durata.

Buck vive i suoi primi quattro anni di vita come un cane di famiglia, nella soleggiata valle di Santa Clara, educato e benvoluto dal giudice Miller e dai suoi figli. Una notte Manuel, l’aiutogiardiniere, andò alla stazione insieme a Buck, dove un’uomo scambiò dei soldi con Manuel e si portò via il cane. Buck, arrabbiato, saltò addosso all’uomo che lo sbattè a terra; così Buck si addormentò nel bagagliaio del treno. Buck venne portato da un uomo con il maglione rosso, che paralizzò più volte Buck con un bastone; successivamente Buck e altri cani vennero affidati a due uomini: Perrault e François. Buck era stato strappato all’improvviso dal cuore della civiltà e gettato nel mondo primitivo. Quella non era una vita oziosa, baciata dal sole, senza niente da fare se non passare il tempo e annoiarsi. Tutto era confusione e azione, e in ogni momento si rischiava la vita. Era assolutamente necessario stare sempre all’erta, perchè quei cani e quegli uomini non erano cani e uomini di città. Erano dei selvaggi che non conoscevano altra legge che quella del bastone e della zanna. Dopo tanti giorni di fatica e di lotte, in Buck avevano preso forza gli istinti primordiali e questi istinti crescevano sempre di più nelle dure condizioni della vita sulla pista. Il suo comportamento era molto circospetto. Non si lasciava prendere dalla furia nè dalla precipitazione, e nonostante l’odio profondo che lo separava da Spitz, un’altro cane, non mostrava impazienza ed evitava ogni atto di offesa. Successivamente Buck azzannò Spitz che dopo poco si allontanò e morì. Così, dopo molta indecisione, François e Perrault decisero di mandare al comando Buck. La muta lavorava al meglio e il tempo era sempre buono. Tutto sembrava andare per il meglio ma all’arrivo li aspettava una brutta sorpresa. Quella era l’ultima volta che Buck vide François e Perrault, infatti lui e gli altri cani vennero affidati ad un altro padrone. Questo propietario li impegnava con lavori molto faticosi. I cani avevano viaggiato troppo e avevano bisogno di riposo e di buon cibo per recuperare le forze. Così vennero comprati da un bizzarro terzetto: Charles, Hal e Mercedes. I nuovi padroni non sapevano niente della vita nel gelido Nord, i loro bagagli erano tantissimi e sempre in disordine. L’intera muta non aveva per niente fiducia nei nuovi conducenti e la mattina, mentre viaggiavano, si dovevano fermare moltissime volte per risistemare il carico. Dopo dieci giorni fu necessario ridurre le razioni di cibo e, per peggiorare il tutto, c’erano anche i litigi tra Hal, Charles e Mercedes. Stava arrivando la primavera e sotto il ghiaccio si sentiva il rumore dei fiumi e viaggiare era ancora più pericoloso. In quelle condizioni arrivarono davanti all’accampamento di un certo Jonh Thornton. Hal voleva rimettersi in marcia ma i cani era stremati, al limite delle forze. Hal incominciò ad agitare la frusta e quattro cani si alzarono, mentre Buck rimase a terra. Hal era troppo esausto per litigare, così la slitta partì e, appena girata una curva, si sentì lo scricchiolio del ghiaccio che si rompeva e delle urla terribili  e poi il silenzio. Così Buck si trovò un nuovo padrone, il padrone che aveva sempre sognato. Jonh aveva due cani: Skeet e Nig. L’incontro con Jonh gli fece conoscere l’amore assoluto e la dedizione totale; ma un brutto giorno, mentre Buck era nella foresta, Jonh e i due cani morirono a causa di un attacco di una tribù. Buck, dopo questo orribile accaduto, scelse la libertà nella foresta e si unisce a un branco di lupi.

Questo romanzo mi è sempre piaciuto perchè è molto interessante e l’ho subito apprezzato.

La narrazione è effettuata da un narratore e c’è una focalizzazione interna, cioè dal punto di vista di un personaggio. Sono frequenti le parti descrittive.

L’autore si serve di un linguaggio stringato ed essenziale.

G.Roncareggi

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