… rientrano nei riti della tradizione contadina popolare per salutare il freddo dell’Inverno e propiziarsi la buona stagione. In effetti in questo periodo sono già presenti intorno a noi i segni della Primavera.
E’ la sera del 31 gennaio. Fievoli e radi raggi di sole lasciano che la penombra avvolga nel suo freddo abbraccio le antiche vie delle nostre valli.
Il grande vecchio Inverno fa sentire la sua presenza con maggior vigore e risoffia sui paesi neve, gelo e fredda brezza, addormentando e limitando la semplice vita dei valligiani.
L’Inverno assume quindi le sembianze di un’entità volta ad addormentare ogni vita, e come tale va allontanata, scacciata al fine di invitare la Primavera a risvegliarsi e liberare dalla morsa del gelo le comunità. In questo contesto ecco che la cultura contadina dà allora vita a quelle che ormai sono diventate tradizioni lontane, che si perdono nella notte dei tempi.
A dire il vero i riti della Giubiana e del Ginee sono, dalle nostre parti, riti che segnano un confine: quello fra la Brianza (dove si era soliti bruciare la Giubiana) e la Vallassina (dove era in uso bruciare il Ginee).
Il fine sempre quello, personificare l’Inverno, rappresentato da un fantoccio del Grande Vecchio che rappresenta il mese di Gennaio o della Grande Vecchia che assomma in sè tutti i mali, e dargli fuoco: << E sicome la stabiliss la legg quaranta dal voccent sesantot che dopo ‘l pròcess gh’è la lugànega e ‘l risott, la sentenza a la fin la pò vess pronunziada: la giubiana, stasira, ca la sia brusada!>>
photo Erik
Figuranti e simboli del Corteo:
I Pumpier in bicicleta: hanno il compito di assicurare il corretto svolgimento del corteo facendo attenzione, logicamente a circoscrivere i pericoli derivati dalla costante presenza del fuoco. Le biciclette e la pompa-idrante a mano sono d’epoca.
I Buschiroo ovvero i boscaioli, con i loro attrezzi d’epoca
L’Alpeè, ovvero l’abitante dell’ALpe che porta le corna di caprone (i corni del bech)
I Pastùr, il pastore che suonano il corno
Gli Scarenej della vicina campagna di Scarenna, storicamente legata ai contadini canzesi
Il Carètt di paisan, il carretto dei contadini trainato da un’asino che porta la Giubiana e il Boia
Il Traìn un carro carico di fascine di legna, simbolo dell’economia invernale
I Cilostar o candelieri che accompagnano incappucciati di rosso il corteo a simboleggiare la vittoria della luce sulla tenebre
Il Barbanegra, l’indovino che dispensa le fortune del futuro
Le Strij picitt , le streghe che incutono paura ai bambini
I Diauj da la bèla vus, i diavoli dalla bella voce che intonano le odi alla Giubiana
I Bunn e i Gramm, letteralmente i buoni e i maligni, bimbi vestiti a seconda, di bianco e di nero, che al suono di campanelle o di percussioni improvvisate (latte e coperchi) accompagnano chiassosi il corteo
il Boja, l’esecutore che trappresenta l’imminente condanna
L’Anguana, la fata acquatica che abita ai piedi del Cepp de l’Angua, che dispensa noci agli astanti
L’Omm selvadech, personaggio della mitologia alpina abitante del Cimin del la Tènura
L’Urzu, l’orso abitante della Crota del Bavèsc simbolo della forza brutale della natura che l’uomo deve imparare a domare
Il Casciadùr, il cacciatore preposto a domare l’orso e a farlo danzare al suono delle cornamuse
La Cumar de la cuntrada, che leggerà il testamento della Giubiana
L’Aucat di Caus Pers, avvocato delle cause perse che viene da Milano per difendere la Giubiana
I Regiuù, ovvero gli anziani cui nelle grandi famiglie patriarcali del recente passato si faceva riferimento per le decisioni importanti o per risolvere le controversie.
La Giubiana, simbolo della natura sterile che solo morendo puo rigenerare la vita, a Canzo accompagnata da alcuni simboli, come la Gamba Rossa, a ricordare una leggenda che voleva che la Giubiana dotata di gambe lunghissime ricoperte di calze rosse scendesse dai camini a spaventare i bambini, il Buffet, simbolo dell’aria, la Moja (attrezzo da camino) simbolo del fuoco, lo zapin (zappa) simbolo della terra, e il cazul (mestolo) a simboleggiare l’acqua.