Erano otto bambini. Il loro padre, nonostante la cattiva salute, la domenica scompariva: incontrava la gente più povera e bisognosa di Lione. Il loropadre e i suoi amici, uomini agiati, si improvvisavano parrucchieri e dedicavano parte del loro tempo libero a radere i poveri. Henri si trovò così ad accompagnare il padre tra le diroccate e sporche case dei quartieri più poveri di Lione (come quello operaio di Rambaud), a fare la barba ai poveri. In questo modo il giovanissimo Henri prese sempre maggiore consapevolezza della situazione delle classi più deboli della città e questo gli fece crescere il desiderio di mettersi al servizio dei poveri e dei sofferenti. Verso i quindici anni, durante la settimana, dopo la scuola, assieme ad altri, si adoperò in piccoli lavoretti. La domenica si recava poi nei sobborghi della città, dove cercavano di rendere più confortevoli le stamberghe dei poveri, lasciando infine a loro i soldi guadagnati durante la settimana.
Una vita dedicata dedicata ai poveri del mondo ricco: senzatetto, straccivendoli e barboni. Aveva un cuore di pace e viveva quotidianamente in rivolta perchè la pace non è l’impassibilità, l’indifferenza. La pace per lui è stata una lotta contro la povertà, l’indifferenza e la fatalità. Perchè non si finisce mai di saldare i conti con la miseria, bisogna prenderla su di sè (la miseria).
Henri è l’abbè Pierre, che non riesco a togliermi dalla testa da quando il dottor Lo Curto è partito per il suo ultimo viaggio nel Pacifico. E ho rivisto ogni giorno l’abbè Pierre nei suoi messaggi che ci inviava – appena possibile e quasi quotidianamente – dalle Isole Salomone. Dall’altro canto i ragazzi di bloggiornalismo. Il quadro sembrava completo per farmi capire che può esserci un abbè Pierre in ognuno di noi, solo che noi – frastornati dal mondo moderno – non lo ascoltiamo, non sentiamo la sua voce. Eppure ci affascina subito e ci coinvolge non appena riusciamo a percepirne le presenza.
Perchè si capisce tardi che vivere è servire e nel servizio si può trovare la gioia. Il servizio è il volontariato, mettersi in ascolto degli altri e tendere la mano quando nessuno si aspetta più che ci sia una mano tesa per lui. Perchè la vita è vita e non ci sono vite che valgono di più e vite che valgono di meno. La vita è un valore che va difeso, sempre, a chiunque appartenga. E’ stato un bel viaggio e quasi quasi… peccato tornare a casa. Perchè c’eravamo anche noi in questi giorni, in Oceania, col dottor Lo Curto e abbiamo partecipato delle gioie e dei dolori del suo viaggio. Questo il messaggio che ne abbiamo ricavato: Fare la barba ai poveri. Perchè non si finisce mai di saldare i conti con la miseria. Bisogna prenderla su di sè .
profcaminada
bravi ragazzi anzi super bravi <33
deve essere bello andare in giiro per il mondo e salvare o curare una persona
Ke bell’articolo!!!! 🙂 🙂 🙂
è una persona coraggiosa e altruista il dott. lo curto!!!
che bello sto articolo!!!!! SOFY guardalo
cara yleniella lo so ….tutti gli aricoli sono bellissimi..e tu come stai…….io bene spero l stesso bye-bye fai la brava…abche se sei qui di fianco a me