A proposito di Segantini in Alta Brianza e Valassina…

Cara classe quinta della scuola primaria di Ponte in Valtellina,

abbiamo ricevuto con piacere e sorpresa la vostra lettera. Prima di concludere la sua vita nei Grigioni, Segantini è passato anche dalle nostre parti. Ha abitato un po’ di mesi, povero e con difficoltà anche a mettere qualcosa nel piatto, in un paese della Valassina vicino alla nostra scuola: Caglio. A dire il vero si tramanda a voce che scambiasse dei dipinti con il cibo anche se in realtà, ufficialmente, non abbiamo mai conosciuto qualcuno che abbia detto di possedere dei dipinti di Segantini.

A 150 anni dalla sua nascita, che è avvenuta in Trentino nel 1858, il Comune di Caglio gli ha reso omaggio con un’esposizione permanente di alcune riproduzioni di suoi dipinti per le vie del paese. Riprodotti a grande dimensione, è possibile vederli passeggiando per le vie del paese.

Dopo aver vissuto a Milano una giovinezza turbolenta, formatosi all’Accademia di Brera, nel 1881 Segantini, insieme alla sua compagna Bice Bugatti, lascia il capoluogo lombardo e approda prima in Brianza, stabilendosi inizialmente a Pusiano, Carella e Corneno (non lontani dalla nostra scuola); poi in Valassina, stabilendosi a Caglio: voleva impossessarsi del ‘vero’ di quei paesaggi miti, spesso velati di nebbia, e tradurlo in ricche sfumature tonali, nell’intento di farsi interprete di una natura concepita come territorio di vita contadina.

A Pusiano si ferma sino alla fine del 1882 (in maggio era nato il primogenito Gottardo). In seguito – spinto dall’urgenza di esplorare crinali prealpini sempre più elevati – si è spostato a Carella e Corneno, in prossimità del lago del Segrino vicino a Canzo.

A Carella, dopo un’iniziale sistemazione, s’insedia nella “Ca’ dii strii”, che la leggenda popolare vuole abitata dagli spiriti (a Carella, nell’ottobre 1883, nasce Alberto; mentre Mario e Bianca nasceranno a Milano rispettivamente nel marzo 1885 e nel maggio 1886).

Sia a Pusiano che a Carella, dal 1882 al 1884, con Segantini vive, in stretta comunione di lavoro, il collega pittore, compagno d’Accademia, Emilio Longoni, con il quale si spartisce il modesto stipendio elargito dal mercante, mecenate e amico Vittore Grubicy, titolare con il fratello Alberto della Galleria milanese di via San Marco. Il sodalizio, però, s’interrompe bruscamente per la pretesa del Grubicy di firmare a sua discrezione le opere, attribuendo all’uno i dipinti dell’altro. Inferocito e amareggiato Longoni se ne torna a Milano.

A Caglio Segantini abita solo. Arriva nell’autunno 1885 e vi resta sei mesi circa: il tempo necessario per l’elaborazione e il compimento di Alla stanga, la monumentale opera conclusiva dell’esperienza in Brianza e in Valassina (Bice e i figli si fermano a Corneno). La grandiosa tela, dipinta nel 1886, ha avuto subito riconoscimenti ufficiali internazionali (Medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Amsterdam) ed è stata acquistato dal governo italiano per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, è stata dipinta a Caglio, nei prati un tempo detti di Santa Valeria dal nome della vicina chiesetta romanica, dove nei giorni di bel tempo, con l’aiuto del suo padrone di casa Giacomo Rusconi e di altri due uomini, Segantini portava la grande tela e si accingeva a lavorare. Sul fare della sera, in uno scenario emotivamente trasfigurato e dilatato al punto da non trovare fedele corrispondenza con il paesaggio reale, le vacche sono ricondotte malinconicamente allo steccato ed accudite da alcune contadine, per una delle quali – quella in primo piano – posò Ghita (Margherita) Invernizzi, futura balia della piccola Bianca Segantini.

La stanga, lo steccato intorno al quale si radunavano le mandrie e che divideva i pascoli di Sormano da quelli di Caglio, era il pretesto per ancorare la cornice del vasto giro d’orizzonte, di pianura e altipiano, infondere un senso d’infinito in uno scenario che appare epopea della vita contadina. In Alla stanga si intravede anche l’importanza che verrà assumendo la materia: Segantini, per la prima volta, usa contemporaneamente pennelli di differenti misure e spatola.

Ultimato Alla stanga, nella primavera 1886, ritorna a Milano. Ma il desiderio di un ritorno alle origini lo riprende tenace e, a fine estate, parte a piedi per un viaggio di ricognizione che, da Como, attraverso Livigno, Poschiavo, Pontresina, St. Moritz e Silvaplana, lo condurrà a Savognino e alla definitiva dimora sulle Alpi svizzere.

Il periodo in cui Segantini è stato dalle nostre parti dura meno di cinque anni, ma è una stagione in salita di affermazioni internazionali, al di là dell’aneddotica sulle usanze da bohémien, sui perenni debiti e la fatidica “bolletta”, di cui tuttora si tramanda la memoria.

Con le opere che ha dipinto in questo periodo, nel 1883 Ave Maria a trasbordo vince la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Amsterdam; nel 1885 La tosatura delle pecore è premiato all’Esposizione Internazionale di Anversa. Nel 1886 Alla stanga ottiene la grande medaglia d’oro di nuovo ad Amsterdam e nel 1888 è acquistato dal Governo italiano per la Galleria Nazionale di Roma. Così Segantini, appena trentenne e neppure italiano – perché ancora ritenuto austriaco –, è fra i primi pittori a entrare nel patrimonio d’arte contemporanea della nuova nazione da poco unificata sotto i Savoia.

In Brianza e in Valassina, Segantini lavora molto e cresce intellettualmente, ponendo le basi del suo inconfondibile linguaggio pittorico nell’esprimere la visione del vero che andava maturando.

Forte delle pur piccole entrate che gli garantisce la Galleria Grubicy e del sostegno morale di Bice, si lascia alle spalle non solo un’infanzia tragica e una gioventù da emarginato, ma anche le tematiche del breve preambolo milanese (pur siglato da punte quali Il Naviglio a Ponte San Marco, 1880), per sviluppare una percezione naturalistica del paesaggio e della vita dei campi, dando avvio a un’iconografia contadina e agreste inesistente nel contesto italiano dell’epoca.

Siamo contenti che Segantini ci abbia fatto incontrare e se volete inviarci il materiale che avete prodotto per Segantini siamo ben felici. Con la nostra insegnante di italiano lavoriamo a bloggiornalismo (http://www.blogscuoleasso.it/bloggiornalismo/), uno dei blog della nostra scuola, e al sito Mappa di Comunità della Valassina e dell’Alta Brianza (http://www.scuoleasso.gov.it/mappa/) che vi invitiamo a visitare. Saremo ben lieti, se lo vorrete, di dedicare un articolo del Blog alle vostre ricerche, che metteremo anche sulla Mappa.

Se guardate la Mappa del nostro territorio fatta da alcuni ragazzi che ci hanno preceduto potete vedere che Segantini è rappresentato attraverso il muso di una mucca del dipinto “Alla stanga”, collocato nella Mappa in alto a sinistra.

Siamo in prima e non abbiamo ancora studiato in Arte Segantini, però abbiamo parlato di lui con la nostra insegnante di Italiano. Se raccogliamo più informazioni in riferimento alla dedicazione della nostra scuola al pittore ve le comunicheremo.

In bocca al lupo anche voi per l’esito del concorso Campionato di Giornalismo – IL GIORNO. Abbiamo letto il vostro articolo su Segantini e abbiamo votato per voi.

A presto,

la classe 1° B della scuola media “G. Segantini” di Asso (Co)

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