Un oggetto racconta. Interviste

Il progetto.
Pinocchio in Lombardia alla scoperta del territorio e dell’articolo 9 della Costituzione.
Portare Pinocchio in Lombardia.
Si tratta di un’esigenza che periodicamente riemerge tra gli illustratori di Pinocchio, dalla celebre e pluripremiata edizione del 1911, quando Attilio Mussino ambienta le Avventure a Vernante, in Piemonte, fino all’interpretazione ‘tirolese’ disneyana del 1940. Per gli alunni questa proiezione è compartecipazione che diventa immedesimazione, rafforzando in Pinocchio i tratti del romanzo di formazione che lentamente diventa, grazie alla ricollocazione di Pinocchio in un ambiente vicino, romanzo di testimonianza storica.
Per realizzare questa simbolica trasposizione gli alunni della I B hanno contribuito a tratteggiare un grande affresco della Vallassina contadina e paesana del secolo scorso, dei suoi modi di vita quotidiani. Ispirati ai 40 oggetti della tradizione contadina locale rappresentati nelle gigantografie del percorso Un paese in posa. Esposizione fotografica nelle vie di Barni, piccolo paese della Vallassina in provincia di Como, gli alunni hanno dato vita ad altri oggetti, componendo una documentazione quasi etno-antropologica condotta attraverso un doppio canale:
– di testimonianza linguistica e narrativa attraverso il mezzo dell’intervista;
– di ricerca iconografica e fotografica.
Il risultato è una mappatura linguistica e visiva condotta in prima persona, appunti della Vallassina, che conoscono da sempre, per fissarli nei particolari, nelle caratteristiche. Pinocchio è un libro nient’affatto rassicurante con un nucleo sotterraneo di formicolante inquietudine. La pioggia, il freddo, la fame, il fango, tutto ci racconta di una difficoltà di vivere faticosa ed estrema. Tutto acquista peso e sostanza. I personaggi si fondono nel paesaggio, creando un tutt’uno di grande spessore. Lo stesso che i ragazzi ritrovano ascoltando le storie dei loro nonni partendo dalla funzione di oggetti della tradizione contadina locale non completamente dimenticati.

INTERVISTA
Oggetti della tradizione e procedimenti in uso nella civiltà contadina fino alla seconda metà del Novecento.

BUTER
1. Mungere il latte.
2. Dividere il latte con la panna con la spannatrice.
3. Mettere la panna nella penaja.
4. Far girare per un quarto d’ora.
5. Estrarre il composto e schiacciarlo bene per fare uscire il lacet.
6. Mettere il composto nell’acqua fredda.
7. Fare dei panetti con l’aiuto della forma in legno.
8. Incartare il burro pronto.
9. Metterlo nella giazzera per tenerlo al fresco.
Alessia

CADIN DE CAMERA
È il catino da camera, in dialetto cadin
L’oggetto serviva per lavarsi le mani e la faccia. Il catino era collocato su una struttura in ferro battuto smaltata. A volte munita di specchio altre no.
Diego

CAZZUU
Ho intervistato mia nonna Maria Teresa che ha 76 anni. È nata ad Asso ed abita ad Asso. A tredici anni lavorava in un filatoio di seta, a ventitre anni ha fatto un concorso ed è entrata nella scuola media dove ha fatto la bidella per vent’anni. Le piaceva stare con i ragazzi e tutti le volevano bene e ancora adesso, quando li incontra, si ricordano di lei perché ha lasciato un bel ricordo. Mi ha parlato del mestolo.
COME SI USAVA E A COSA SERVIVA?
Chi non aveva l’acqua in casa andavano alla fontana con il secchio e con il mestolo per prenderla. Col mestolo la si beveva.
COME SI COSTRUIVA?
Si costruiva con legno, rame, alluminio, ottone.
Irene

CORNU DEL PASTUR
Al mattino, dopo le 7:00, nei mesi da maggio a ottobre nelle vie del paese rieccheggiava il suono del corno del pastore seguito dalla chiamata del posto di raccolta verso il quale i singoli proprietari dovevano indirizzare i propri capi del bestiame in quella giornata .
Taha

CUT
A che cosa serve?
Era utilizzato per affilare la lama della falce
Com’è fatto ?
È scavato internamente per contenere acqua, è di pietra
Quando si usa?
Durante i lavori in montagna
Come si è perso?
Con l’avvento della falciatrice a motore
E’ facile da trovare?
Questo oggetto è diventato ricercato dai collezionisti di arte povera
I proprietari lo decoravano?
Il proprietario lo personalizzava
Gabriel

FARINA DI MAIS
D. Per cosa era/è usata?
R. Si usa per fare la polenta.
D. Da cosa si ottiene?
R. Dal “furmentun” granoturco, che viene coltivato e poi raccolto a settembre/ottobre. Una volta raccolto veniva lasciato seccare appeso e diviso in mazzetti.
D. In che periodo dell’anno veniva prodotta la farina di mais?
R. Il granoturco veniva portato a macinare a gennaio/febbraio.
D. Qual era il procedimento usato per produrre la farina di mais?
R. Il mais veniva portato al mulino di Asso che aveva la macina a pietra la macina veniva azionata dall’acqua del Lambro. Dalla macina del mais usciva la farina e la crusca. Se farina e crusca non venivano separate si otteneva la farina integrale.
La varietà di granoturco più coltivata per la farina era la “scajola”.
D. La fai ancora oggi? Usi lo stesso procedimento? Se no quale?
R. La faccio ancora oggi, ma utilizzo un procedimento diverso: la macina con mulino elettrico che si attacca al trattore.
Syria

FER DEL FEN
Veniva usato nel fenile per tagliare il fieno, sezionandolo verticalmente. I graduali prelievi di foraggio avvenivano attraverso un foro quadrangolare .
Taha

FILARELL
Intervista a: Piccamiglio Vicenzina
Età: 81 anni
Luogo di nascita: Civenna
Residenza attuale: Barni

Oggetto: Arcolaio (Filarell)
D: A cosa serviva?
R: Serviva a filare la lana
D: Quali parti lo componevano?
R: Era composto da un pedale, una ruota e una bobina.
D: Di che materiale era fatto?
R: Era fatto di legno.
Giorgia

FIRELL
Nome: nonna Maria (mamma di mio papà)
Cognome: Sormani
Età: 81 anni
Nata: 18/01/1937 a Lecco
Prima svolgeva il lavoro in filatura a Sormano e poi esercente di generi alimentari a conduzione familiare fino al 1992. Attualmente pensionata.
Paese: ha sempre abitato a Sormano.
Genitori: sua madre e suo padre abitavano a Sormano

1) Nonna, parlami di un oggetto di uso contadino del tuo tempo.
R) Ti parlo del Firello, Arcolaio o “il Firell” in dialetto.
D) Ok, per quale uso serviva?
R) Serviva per filare la lana di pecora. Il procedimento era questo: innanzitutto si tagliava il pelo della pecora con le forbici e lo si lavava, si faceva asciugare molto bene su assi di legno e poi si poteva usare per imbottire materassi o cuscini oppure per fare indumenti, es.“gli Scalfarott” (calze), “il Gipunin” l’attuale maglietta intima, i “Mudanduni” le mutande a gamba lunga, i “Maiug” maglioni che venivano tinti in casa con colori scuri. Essendo di lana rustica o grezza a contatto con la pelle pizzicavano.
D) Di che materiale era fatto il “Firell”?
R) “IL Firell” era fatto di legno, con una ruota e un pedale che girando avvolgeva il filo su un rocchetto. Il filo si preparava a mano e si avvolgeva sul rocchetto e quando girava si torceva. L’ abilità era alimentare sempre “ il Firell” in modo sempre uguale, così si otteneva un filato regolare.
D) In che periodo si utilizzava il “Firell”?
R) Penso dal 1700 fino al 1950.
D) Quando lavoravate con il “Firell”?
R) Si lavorava in inverno quando non c’era più lavoro nei campi e allora si andava nelle stalle a filare.
D) Nonna ce l’hai ancora il “Firell”?
R) Sì, l’ho conservato in solaio…
D) Grazie nonna, salgo a cercarlo per disegnarlo.
Beatrice

 

GERLU
D. Qual è il suo nome?
R. Noè Mogliazzi.
D. Quanti anni ha?
R. Ho 62 anni.
D. Dov’è nato?
R. A Valbrona.
D. Qual è la sua residenza attuale?
R. Valbrona.
D. Quali lavori ha svolto nella vita?
R. Ho fatto il tipografo, il metalmeccanico e nel tempo libero il “paisan” (contadino).
Oggetto in uso nella civiltà contadina fino alla seconda metà del Novecento: il GERLO.
D . Che cos’è il gerlo?
R. E’ un contenitore che serve a trasportare tutto quello che arriva dalla terra: grano, fieno, castagne, legna, patate, …
D. Con che materiale è fatto?
R. Veniva fatto con la legna giusta tagliata durante la luna calante.
D. Quando si costruisce?
R. Si costruiva nei mesi invernali
D. Come si costruiva?
R. Si costruiva con un procedimento lungo.
Il fondo era fatto in noce.
I “cost” (legni posti in verticale) venivano fatti in legno di castagno.
I “felun” ( legni posti in orizzontale) venivano fatti con legno di nocciolo.
I “ cost” e i “ felum” venivano intrecciati fra di loro.
I “ balen” (spalle) venivano fatti col “ ruvet” (rovo) o in salice.
D. Quando veniva usato?
R. Veniva usato nel periodo della raccolta dei frutti della terra o per la legna durante l’inverno.
D. Si usa ancora oggi?
R. Oggi è poco utilizzato.
Syria

GIAZZERA
Le informazioni le ho ricavate da mia nonna di 68 anni, nata a Cantù, residente a Valbrona, segretaria.
1. A COSA SERVIVA?
SERVIVA A CONSERVARE I CIBI AL FREDDO.
2. CON QUALI MATERIALI ERA FATTA?
L’ESTERNO, CIOE’ LA COPERTURA,ERA IN SASSI, INVECE ALL’INTERNO ERA PIENA DI GHIACCIO E NEVE COMPRESSA.
3. CHI LA COSTRUIVA E DOVE?
I CONTADINI NEI LUOGHI MENO SOLEGGIATI, SOPRATTUTTO NEI BOSCHI.
4. QUANTO CI VOLEVA PER COSTRUIRLA?
PIU’ O MENO CI VOLEVA UN ANNO PER COSTRUIRLA, TRE MESI PER RIEMPIRLA DI NEVE E GHIACCIO.
5. TUTTI LA POSSEDEVANO?
SI, TUTTI LA POSSEDEVANO.
6. FINO A QUANDO E’ STATA UTILIZZATA?
FINO ALLA FINE DEGLI ANNI ‘50 DEL NOVECENTO.
7. COSA LA SOSTITUISCE OGGI?
L’ATTUALE FRIGORIFERE/FREEZER.

ALBERO GENEALOGICO DELLA GHIACCIAIA: GIAZZERA – FRIGORIFERO – FREEZER
Arianna

PANCOTT
È un piatto tipico della zona e in voga dell’epoca dei nostri nonni era il ” pan cot ” ovvero il pane cotto. Questa pietanza si otteneva ammollando il pane raffermo per qualche ora, successivamente lo si schiacciava per fare fuoriuscire l’acqua in eccesso e quindi lo si poneva in un pentolino sul fuoco della stufa con il brodo, un pizzico di sale e un pezzettino di burro. Lo si lasciava cuocere per un ora mescolando con una particolare frusta di legno a due denti. Passata l’ora el pancott fumante veniva servito in una fondina e consumandolo come primo piatto.
Michela

PARIOO
Ho intervistato mia nonna di nome Maria Teresa che ha 76 anni. È nata ad Asso ed abita ad Asso. A tredici anni lavorava in un filatoio di seta, a ventitre anni ha fatto un concorso ed è entrata nella scuola media dove ha fatto la bidella per vent’anni. Le piaceva stare con i ragazzi e tutti le volevano bene e ancora adesso, quando li incontra, si ricordano di lei perché ha lasciato un bel ricordo. Mi ha parlato del paiolo della polenta.
COME SI UTILIZZAVA E PER FAR COSA?
Si utilizzava in due modi, o sul camino oppure sulla stufa per fare la polenta che si cucinava due volte al giorno perché un tempo non c’erano alte cose in più da mangiare: o la polenta o il minestrone.
COME SI COSTRUIVA?
Si costruiva con il rame.
Irene

PENAGIA
D) Nonna parlami di un oggetto che avevi in casa quando eri piccola.
R) In casa mia c’era la Zangola o “Penagia” in dialetto.
D) Di che cosa si tratta?
R) Si tratta di un contenitore in legno di forma cilindrica con il fondo chiuso e un buco nel coperchio. Nel buco, passava un bastone con sul fondo un anello (lo Stantuffo) che scorreva nel contenitore.
D) Cosa si metteva nella “Penagia”?
R) Si metteva la panna ma prima ti dico come si otteneva. I miei genitori come parte delle persone in paese, avevano le mucche, il latte ottenuto veniva versato in recipienti di rame molto grandi ma bassi: “le Ramine”. Il latte veniva lasciato riposare per 12 ore. Dopo in superficie si formava la crema o panna. Si toglieva con un mescolo e si metteva nella “Penagia” dove veniva sbattuta con il bastone o Stantuffo e trasformava la panna in burro.
D) Quanto tempo ci voleva per fare il burro?
R) Ci voleva circa un’ora.
D) Si otteneva solo il burro?
R) No, dopo che il burro si era formato, nel contenitore rimaneva anche un latte senza grassi che poi si dava da bere agli animali.
D) In che periodo si usava?
R) è stato fino al 1950, anche se si potrebbe usare ancora oggi, ma ora si usano le Zangole moderne in acciaio a motore.
D) Nonna, ce l’hai ancora la “Penagia”?
R) No, ora non più.
Beatrice

PULENTA
1. Macinare il grano.
2. Fare la farina.
3. Bollire dell’acqua in un culdiroo di rame.
4. Mettere il sale.
5. Aggiungere farina.
6. Girare il composto con una canela per almeno un’ora sul fuoco mescolando molto spesso.
Alessia

QUT E QUDEE
LA MIA INTERVISTA E STATA FATTA ALLA SIGNORA ANDREINA A LASNIGO IL 19 FEBBRAIO DEL 1928 AI TEMPI LA VITA NON ERA COME RICCA COME AL GIORNO D’OGGI , LA SIGNORA ANDREINA IN ETA GIOVANILE CIRCA 12 ANNI RACCOGLIEVA NARCISI , CASTAGNE, E LEGNO PER POI RIVENDERLO E AIUTARE LA FAMIGLIA PER COMPORRE IL CIBO , AIUTARONO I TURISTI CHE SCENDEVANO DAL PULMAN E GLI PORTAVANO LE VALIGIE PER POTER AVER UNA MANCIA.
LAVANO I PIATTI DI UN RISTORANTE DI UN RISTORANTE E COME RICOMPENSA LE DAVANO LATTE E CAFFE RISCALDATO DALLA SERA PRIMA.
POI CRESCENDO ANDO HA LAVORARE NELLO STABILIMENTO DI TARCITURA CHE C’ERA A LASNIGO, LAVAVA LA SETA.
I SOLDI GUADAGNATI SERVIVANO PER PAGARE LE TASSE E ACQUITARE IL CIBO,ANDREAINA SI RECAVA AL MULINO PER FILARE LA RONZO PER TOGLIERE L’ERBA CON UNO ATTREZZO CHIAMATO IL QUDEE DOVE DENTRO VENIVA MESSA L’ACQUA CHE SERVIVA HA BAGNARE LA “QUT” CHE AFFILAVA, IL QUDEE VENIVANO LEGATE IN VITA.
POSSO DIRE CHE GRAZIE HAI RACCONTI DI ANDREINA HO IMPARATO TANTE COSE POI C’ERA UN ATRO STRUMENTO CHE ERA COME LA PINAGIA DOVE SI METTE DENTRO IL LATTE DOPO CE UN MANICO DOVE SI FACIEVA SU E GIU E DOPO UNA MEZZORETTA CHE SI FACEVA SU E GIU USCIVA IL BURRO
Andrea

RANZA
Le informazioni le ho ricavate da mia nonna di 68 anni, nata a Cantù, residente a Valbrona, segretaria.
1. A COSA SERVIVA?
SERVIVA PER TAGLIARE L’ERBA NEI CAMPI PER POI DARLA AL BESTIAME.
2. DI CHE MATERIALE ERA FATTA?
IL MANICO IN LEGNO, INVECE LA LAMA DI METALLO.
3. CHI LA UTILIZZAVA?
LA UTILIZZAVANO I CONTADINI.
4. TUTTI LA POSSEDEVANO?
SI, TUTTI I CONTADINI LA POSSEDEVANO.
5. ERA FATICOSA DA MANEGGIARE?
NON ERA FATICOSA PERCHE’ LEGGERA MA STANCANTE SE SI UTILIZZAVA PER MOLTO TEMPO.
6. FINO A QUANDO è STATA UTILIZZATA?
PIU’ O MENO FINO AL 1980.
7. COSA LA SOSTITUISCE OGGI?
OGGI LA SOSTITUISCE LA FALCIATRICE.

ALBERO GENEALOGICO DELLA RANZA: RANZA – FALCE – FALCIATRICE
Arianna

 

RANZA

1. Come si costruisce-con quali materiali?
La ranza è un attrezzo composto da un manico che si costruiva con il legno di tiglio e anche la maniglia, detta curniolo perchè era costituita da questo legno, mentre la lama si comprava ma la maggior parte delle volte le ranze venivano acquistate dall’Austria.

2. In quale periodo dell’ anno veniva utilizzata-in che stagione?
La ranza veniva utilizzata dai primi giorni di maggio, fino a fine settembre/ottobre.

3. Al giorno d’ oggi si utilizza ancora questo attrezzo?
No oggi non viene più utilizzata, ma volendo i contadini la possono ancora usare.

4. A che cosa serviva?
Serviva per tagliare l’erba nei prati che poi veniva fatta essiccare per farla diventare fieno in modo da nutrire gli animali.

5. Quanto deve essere alta l’erba per essere tagliata?
Se l’ erba non doveva diventare fieno si tagliava quando era acerba, mentre quando serviva per il fieno si tagliava quando l’ erba era matura. Dove ci sono i muretti, i sassi e i terreni ripidi si usava la zaghez per non rovinare la ranza.

6. È leggera o pesante?
È abbastanza leggera perchè veniva utilizzata tutto il giorno.

7. Quanto doveva essere affilata la lama?
La lama doveva essere molto affilata, perchè’ doveva tagliare bene.

8. C’è un oggetto che si utilizza per affilarla?
Per affilare la lama si usava una sorta di martelletto speciale, un attrezzo composto da un’incudine, un grosso chiodo che si infila in una pianta poi si appoggia sopra la lama e si picchia con il martello. Per affilarla durante il taglio si utilizzava un sasso detto cote (cuut), inumidito.
Sofia

SCULDALECC
– Come si chiama?
Sampietro Pinuccia.
– Età: 76
– Dove è nata, quando è nata?
Nata a Civenna nel 1941.
– Che lavoro fa?
La sarta

El sculdalecc, scaldaletto, è un oggetto a forma di contenitore, in genere di rame, grande quanto una pentola, con un coperchio con tanti fori.
Il coperchio si apriva per inserire la brace incandescente presa dal camino, al tempo unico mezzo per riscaldare il principale locale della casa.
Lo sculdalecc veniva appoggiato dentro al letto ma su una struttura di legno, il pret, che serviva per rialzare il letto per non bruciare le lenzuola. Nel momento di andare a letto si smontava tutto.
Gianluca

SOCUR
– Come ti chiami? Palmerio
– Quanti anni hai? 68
– Dove sei nato? In Campania a Napoli
– Qual è la residenza? Canzo
– Che lavori hai svolto nella vita? Carabiniere, pastore, muratore, marmista, falegname, piastrellista.

– Come si fanno gli zoccoli? Con il legno un pezzo di cuoio dei chiodi, si crea una tavola di legno di circa di spessore circa 5 cm; si appoggiava il piede e si creava la forma dopo veniva un po’ scavata la parte anteriore, per fargli il tacco bisognava dalla parte del tallone fare un’incisione a linea successivamente viene eliminata una parte per creare lo zoccolo, una volta terminato il lavoro, viene applicata una fascia in cuoio fissandola ai due lati con dei chiodini.
– Con quale legno? Legno ontano perchè è leggero oppure pioppo.
– In quale periodo? Intorno agli anni ‘60.
– Con quale attrezzi? L’accetta delle sgorbie, raspa, sega e martello di legno.

Denisa

 

SOCUR
– Come si chiama?
– Alessandro Giana.
– Quando e dove è nato?
– Sono nato il 14/07/1943 a Lasnigo, nella zona “Il Mulino”.
– Dove risiede adesso?
– Sempre a Lasnigo.
– Che lavori ha svolto nella vita?
– Officina meccanica fino a 18-19 anni, poi due anni e mezzo di marina militare, dopo camionista, autista i pullman e successivamente al passaggio di livello. Nel 1985 ho iniziato a lavorare il legno in modo autonomo.
– So che possiede degli zoccoli fatti da lei.
– Sì è vero.
– Come si fanno?
– Si prende un pezzo di legno e si spacca a metà con il “curlasc” e si modella ad occhio. Per le misure mettevo sopra il piede e ripassavo il contorno del piede con il carboncino.
– Che legno ha usato per questi zoccoli?
– Il tiglio
– C’era un periodo per raccogliere il legno?
– Il periodo migliore è settembre e ottobre con la luna calante.
– Perchè proprio con la luna calante?
– Perchè durante la luna calcante nel legno non ci sono i cariò (tarlo), cioè un animale che mangia il legno.
– Si ricorda in dialetto come si dice zoccoli?
– Sì, “socher”.
– Gli zoccoli gli portavano tutti?
– Sì, sia maschi e femmine e anche bambini.
– Vedo che questo zoccolo femminile ha i lacci, come mai?
– Questo era utilizzato per le feste; la proprietaria ogni domenica andava a messa con questi zoccoli.
– Sa quanti anni potrebbero avere questi zoccoli?
– Sì, ha più di 80 anni.
– Quanto tempo ci impiega a fare un paio di zoccoli?
– In base alla grandezza, dipende… Di solito 8-9 ore.
– Cambiamo oggetto: stavo pensando a un cestino, ce li ha?
– Sì, certo.
– Quali materiali ha usato?
– Per il fondo il nocciolo, per l’ impagliatura il salice.
– Che attrezzo usa?
– Il falcetto.
– Come si chiama in dialetto? Quanto tempo impiega?
– Si chiama “cavagniù”e impiego circa 4-5 ore.
Massimo

SUPRESA
È uno oggetto che le massaie di un tempo utilizzavano dopo aver lavato i panni per renderli ordinati era un prototipo del nostro attuale ferro da stiro chiamato ” supresa “. La supresa era realizzata dal fabbro con tre pezzi di ferro a forma di triangoli ed uno a forma rettangolare. La base era assemblate assieme davano vita a un contenitore dove inserire la carbonella (brascha) ardente in modo tale da scaldare la base più spessa e poter stirare , il quarto pezzo era usato come coperchio con al centro una specie di maniglia di ferro rivestita di legno , questo serviva per poter aprire e chiudere il ferro da stiro. Un attenzione particolare doveva essere posta ai capi bianchi, poiché la cenere poteva fuoriuscire.
Michela

SUPPRESSA
– Come si chiama? Sampietro Pinuccia.
– Età: 76
– Dove è nata, quando è nata? A Civenna nel 1941.
– Che lavoro fa? La sarta

La suppressa = ferro da stiro
Oggetto simile all’attuale ferro da stiro, di ghisa con manico di legno, anche bucherellata perché all’interno veniva messa la carbonella presa dal camino con la movia = la molla
Gianluca

URINARI
Intervista a: Piccamiglio Vicenzina
Età: 81 anni
Luogo di nascita: Civenna
Residenza attuale: Barni

D: A cosa serviva:
R: L’urinari è il vaso da notte e serviva per “svuotare la vescica”.
D: Chi lo aveva in casa?
R: Tutti.
D: Com’era fatto?
R: Era rotondo e largo, con un manico da parte.
Giorgia

URINATORI
Secondo oggetto: orinatorio da camera in dialetto urinatori.
L’ oggetto serviva per i propri bisogni nella notte, era fatto da ferro smaltato.
Diego

VALL
Come ti chiama? Mario
Età? 70 anni
Luogo di nascita: Palermo
Luogo di residenza? Valbrona
Lavori svolti nella vita? Ha lavorato sulle navi e poi ha anche fatto il falegname.

– Che cos’è il vaglio?
Il vaglio è costituito da un recipiente che per fondo ha generalmente un retino metallico, che serve a filtrare del materiale avente dimensioni superiori. Il setaccio veniva usato nell’età contadina. Questo strumento veniva usato per il passaggio di terra fina come argilla.

– Cos’è l’arato?
Il vecchio arato è uno strumento usato in agricoltura, serviva per smuovere il terreno e prepararlo per la semina.
Erika

NOME: LINA
È NATA A: QUINZANO D’OGLIO
ABITA A: SORMANO

Il pane si faceva in tanti modi
1) si impasta e si mette in un macchinone per impastare per 2 ore
2) si scelgono e si fanno delle forme, ad esempio tartarughe dune pizzette focacce
3) si mettono nel forno a 270°.
Mio nonno e mio papà andavano nel negozio di mia nonna e prendevano 20 kg di farina bianca per fare il pane, però di solito era mio papà che caricava la farina perchè mio nonno stava a controllare il forno perche dentro c’era il pane che stava cuocendo. Dopo aver cotto il pane, mio nonno lo toglieva e andava a pesarlo e lo mette in un sacchetto. Mio padre prendeva il pane e con la moto andava a Zelbio a consegnare il pane. E dopo aver consegnato il pane mio padre tornava in negozio, lo puliva e continua a lavorare. Faceva il pane fino alle 2-3 di notte, poi chiudeva e andavano a letto. Alle 4 riaprivano e continuavano … Mio padre ha iniziato a lavorare a 14 anni.

Kevin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *