LA LETTURA TRA “MESTIERE” E “PIACERE”. Perché leggere e come farlo #Gigiai

g3Da più parti si afferma che gli studenti italiani non vengono educati ad essere “lettori maturi”, né a trarre piacere dalla lettura, in quanto la scuola non insegna affatto a diventare “lettori competenti” e costruisce un’immagine della lettura che è l’esatto contrario del piacere. La lettura fatta a scuola mira, infatti, esclusivamente alla “comprensione dei significati” e inoltre è “obbligo e necessità”. Essa è imposta, dunque “avvelena e infastidisce”. Ed ecco che i ragazzi, terminata la scuola non leggono più: non si aspettano l’interrogazione, non devono meritarsi il voto e nessun altro stimolo li spinge verso il mondo dei libri.

Eppure, numerosi studiosi insegnano che la parola scritta, narrativa in testa, gioca un ruolo fondamentale nella formazione di un individuo. Essa è uno strumento essenziale per costruire e mantenere le capacità cognitive ed emotive di ogni uomo. Leggere significa acquisire consapevolezza di se stessi, conoscersi meglio (attraverso il confronto tra noi e la storia letta), ampliare le nostre conoscenze e trasformare quanto si è letto in cultura viva; questo aiuta a diventare attori e soggetti attivi del proprio tempo. La lettura è una necessità per informarsi, lavorare, decidere, riflettere e agire; inoltre, leggere significa munirsi di armi per parlare, discutere, negoziare, combattere. Chi non legge è limitato nelle sue dimensioni e nella sua personalità e pertanto, si limita a guardare il mondo senza riuscire a leggerlo, cioè interpretarlo, criticarlo e tentare di migliorarlo.
Se leggere dunque equivale a razionalizzare, criticare e costruire, gli studiosi parlando di lettura, non si riferiscono esclusivamente all’attività passiva di decifrare (traduzione dei segni grafici in suoni e in contenuti mentali), ma anche e soprattutto alla ricerca del senso e del significato profondo di ciò che si legge: il lettore cioè, deve mostrare un atteggiamento “attivo”, intervenire con gli aspetti cognitivi, affettivi, emotivi della sua personalità , elaborare il testo e metterlo a confronto col proprio patrimonio di conoscenze.

Acquisire una capacità di lettura “attiva” equivale a “leggere con coinvolgimento”, fino a “interagire con l’autore”. Il lettore attivo non si limita a comprendere il significato delle parole lette, ma è spinto ad andare oltre e a portare le proprie “connotazioni” a ciò che si legge. Una parola, infatti, può assumere sfaccettature diverse per ogni singolo lettore in base al vissuto personale di ciascuno. Se dico ‘guerra’, la parola – stando da sola – non ha un peso semantico particolare perché manca di contesto. Ma già l’ascoltatore può avere rievocato nella mente l’immagine di una guerra – una qualsiasi guerra che egli conosca o di cui sappia qualcosa. Se si allarga l’espressione: ‘una guerra di trincea’, essa amplia e limita nel contempo, la nostra possibilità di applicare le nostre personali connotazioni; la allarga perché‚ l’immaginazione comincia ad entrare in gioco e a costruire ‘aspettative’ per la storia che sta per essere raccontata; la limita perché il concetto di ‘guerra’ si restringe, da tutti le guerre a solo tutte le guerre di trincea. Se l’autore usa più aggettivi egli limita ulteriormente questo mondo di guerre ma, contemporaneamente, ha stimolato l’immaginazione del lettore, ha creato un’atmosfera, provocato un’eccitata aspettativa del racconto che sta per venire. Questa interazione tra aspettativa del lettore e guida da parte dell’autore è vitale per una lettura attiva.
La lettura “attiva” risulta particolarmente utile perché‚ non solo permette di comprendere con precisione l’intenzione dell’autore nello scrivere la sua opera, ma contribuisce a far riflettere sulle parole lette, a reagire al testo e a diventare così più competente non solo nella lettura, ma anche a reagire a ciò che si è letto, nel comunicare il proprio responso emotivo sull’argomento, nel giudicare il valore di diversi tipi di scrittura e di opere di autori diversi. L’obiettivo della scuola è proprio quello di fare degli studenti “migliori lettori della letteratura”, consapevoli che ciò contribuisce anche all’educazione della loro vita.
Numerosi sono gli studiosi che sottolineano il valore della lettura “attiva”, come elemento indispensabile per sviluppare la creatività e l’immaginazione. E’ una lettura che allontana per un momento il lettore dalla realtà e lo fa evadere in un mondo fantastico ed immaginario nel quale talvolta resta anche dopo aver terminato la lettura.

Leggere significa essere un po’ clandestini, abolire il mondo esterno, spostarsi verso la finzione, aprire la parentesi dell’immaginario. Leggere significa stabilire una relazione attraverso il tatto, la vista, l’udito (le stesse parole risuonano). Le parole, il modo in cui si succedono, le ripetizioni, la loro musica, il loro corpo, affascinano il lettore e il piacere viene leggendo, inspiegabile e desiderabile. Chi non legge perde “l’immaginario personale”, cioè il luogo della fantasia, della capacità-possibilità di vedere o anche sognare altro da quello che si vede e si vive nella realtà di tutti i giorni”. La lettura richiede un coinvolgimento emotivo di tutta la persona, altrimenti “si legge senza leggere”. Attraverso il contratto, il legame, fra il lettore e il testo, il lettore mette il suo bisogno o desiderio di leggere ‘altro’ da quello che è scritto. La lettura del lettore-autore è il suo proiettarsi nel mondo (nelle situazioni come nei personaggi) che lo scrittore gli offre come pretesto. Entra cioè, in un mondo che resta altro da sé ma di cui non è spettatore estraneo e passivo. “Quando leggiamo” – scrive R. Barthes ne Il brusio della lingua – “ci accorgiamo che i vincoli del percorso narrativo lottano continuamente in noi con la forza esplosiva del testo, con la sua energia digressiva: alla logica della ragione (che rende una storia leggibile) si intreccia una logica del simbolo. Quest’ultima non è deduttiva, ma associativa: al testo materiale, ad ogni sua frase, associa altre idee, altre immagini, altri significati. Esiste in questa novella, in questo o quel romanzo o poesia che sto leggendo un supplemento di senso, di cui né il dizionario né la grammatica possono rendere conto”.
Ma leggere è anche un’altra avventura. Si legge un autore che ha scritto. Questo non è tollerabile, è un piacere parziale. Al fondo della coscienza c’è il desiderio di scrivere; la lettura è una scrittura respinta indietro, nascosta, inesistente, ma desiderata. Si può leggere immaginando che si desidera scrivere qualche altra cosa. Si può leggere immaginando che si è sul punto di scrivere quel che si va a leggere, si può leggere per scrivere. In sé leggere significa scrivere.
Giulia Caminada

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