Scuola Media “G. Segantini” di Asso (Co)
LA REDAZIONE: classe 3° C – Stella Bajrami, Gioele Barbano, Margherita Bosi, Fiammetta Bosisio, Fiorella Canali, Massimo Collu, Silvia Colombo, Nicolas Critelli, Juan Dell’Oro, Natalia Fecondo, Georgiana Hojda, Mariana Kasapovic, Eugenio Mattei, Tommaso Monti, Elisabetta Morelli, Manuela Paredi Cristina Scarpitta, Greta Spreafico, Erik Zanotta. DOCENTI COORDINATRICI: Giulia Caminada, Maria Pia Ribaudo.
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Viaggio nel profondo Nost. A trent’anni di attività
A Canzo la tradizione è più viva che mai. I Nost raccontati da loro stessi
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L’INCHIESTA. È l’autunno del 1982 quando un gruppo di canzesi si trova a lavorare alla Mapa di sitt ‘mappa dei luoghi’ del territorio di Canzo, con riportati gli antichi toponimi. Nel 1984 sono già La Cumpagnìa di Nost ‘La Compagnia dei Nostri’, un gruppo spontaneo e unito di persone di varia cultura, istruzione, età e competenza che ha un unico obiettivo: il recupero e la difesa della cultura locale nei suoi vari aspetti quale elemento di confronto e apertura alle altre comunità. L’iniziativa riscosse grande successo e alla Mapa di sitt si affiancarono altre mappe realizzate negli anni successivi con la medesima metodologia. Ogni anno, in occasione della Festa di Nost ‘Festa dei Nostri’, ai primi di Settembre, univano cultura e festa con il recupero di attività popolari come la salita della Cuccagna, il Tai dala bura ‘Taglio del tronco’, il Tir da la corda ‘Tiro alla fune’ che vedevano contrapposti i rappresentanti di varie associazioni canzesi. Ad ogni Festa di Nost la presentazione del Librett ‘Libretto’, che affrontava di anno in anno temi e argomenti legati alla tradizione contadina espressi prevalentemente in dialetto, la parlata locale che viene tuttora ampiamente usata e valorizzata nelle iniziative della Cumpagnìa. Poi il primo rito recuperato, quello invernale della Giubiana, l’ultimo giovedì di gennaio, che vecchia e brutta come la stagione trascorsa, viene accompagnata per le vie del centro storico e bruciata sul rogo. Il 1988 fu l’anno della prima Biofera, grande festa della cultura biologica che si tiene il secondo fine settimana di settembre. Una stagione che vede concretizzarsi altre iniziative è la primavera con la Via Crucis, la Festa del Sole, Cargaa i alp ‘Caricare gli alpeggi’. Le molteplici attività hanno reso necessaria una suddivisione dei compiti per cui nell’ambito della Cumpagnia si sono strutturate diverse realtà: Comitato Biofera, Gruppo di studio e ricerca storica, Gruppo di musica e canto popolare (Quij ca canta ‘Quelli che cantano’) che attraverso attività di ricerca, raccolgono ed eseguono canti popolari; è stata avviata anche l’acquisizione di baghet, strumenti a fiato antenati della cornamusa e il cui utilizzo è ancora presente nelle valli bergamasche, dove peraltro vengono realizzate. Riferimento per tutte le attività dell’associazione è il Presidente, affiancato nel suo lavoro dal Cunsili di Regiuu ‘Consiglio degli Anziani’e supportato da una Segreteria operativa. Il recupero ed il ripristino di antiche fontane (Lazarett, contrada da Casarch, Segund Alp, in collaborazione con la sezione Cacciatori di Canzo, e la funtana da San Mir), testimoniano concretamente il valore che il gruppo attribuisce all’acqua come bene prezioso della comunità.
Sei mesi a Canzo sei mesi di volontariato. Nomade nelle regioni più povere della Terra
Lo Curto. Un medico di famiglia tra gli Indigeni
L’INTERVISTA. Aldo Lo Curto è la testimonianza vivente che un altro mondo è possibile. È appena tornato dal Madagascar e sta preparando il prossimo viaggio in India. Viene nella nostra scuola e ci aiuta a capire che per molti la salute è questione di fortuna perchè non ci sono i mezzi per le cure necessarie. Da questi incontri è nato un sodalizio. Ecco perchè seguiamo i suoi viaggi in Brasile, Benin, India, Mongolia, Isole Salomone con bloggiornalismo. Dott. Lo Curto, qual è la sua parola preferita? Altruismo. La prima cosa a cui pensa quando si sveglia? Curare senza errare. Visto da qui il mondo sembra? Multietnico. Quali sono i suoi eroi? Madre Teresa e il dr. Schweitzer. Le cose più importanti in casa sua? Una stanza per gli ospiti. Di cosa è particolarmente fiero? Delle vite umane che ho salvato. Ha una scorta di? Messaggi email da vari continenti. Se diciamo Giornalismo a cosa pensa? Viaggi, incontri con persone interessanti. Conosce il mondo? Non lo conosco, non finisco di meravigliarmi. Il suo motto? Realizzare il massimo col minimo. Un messaggio per i lettori di IL GIORNO? Dove c’è lettura c’è speranza. Un messaggio per il mondo? Sorridi anche se il tuo sorriso è triste, perchè più triste di un sorriso triste è la tristezza di non saper sorridere. Un messaggio per i giovani? Sognate. Con la testa tra le nuvole, ma con i piedi per terra.
IL COMMENTO
Il mondo è bello perché è vario
In natura gli ecosistemi più vigorosi sono quelli più variegati: la perdita della diversità comporta un pericolo per le specie. Lo stesso vale per la cultura: la perdita di saperi, attività e lingue tradizionali, comporta un impoverimento della nostra esistenza. I popoli indigeni sono depositari di saperi e pratiche che hanno consentito loro di vivere in armonia con la natura, utilizzandone le risorse in modo sostenibile. I nostri vecchi erano depositari di saperi e pratiche che hanno consentito loro di vivere in armonia con la natura, utilizzandone le risorse in modo sostenibile. L’UNESCO nel 2001 scrive: La diversità culturale è necessaria all’umanità quanto la biodiversità lo è per la natura. Triste che la diversità debba essere oggetto di normativa per essere salvaguardata. Il dott. Lo Curto e I Nost lo avevano capito già vent’anni prima. In difesa della diversità allora. Proteggere la diversità culturale in questo modo significa assicurare che la diversità continui ad esistere.
E bello vedere e conoscere gente di carattere e culture diverse e soprattutto particolari dal tuo modo di vivere…immaginatevi se fossimo tutti uguali non credo che piacerebbe a nessuno…ed e vero che il mondo e bello perché e vario.
la foto è stra bella :P:O:D;);D;;O;P