Quello che io sento è il bisogno di raccontare l’uomo attraverso la sua assenza, appropriandomi di tutto ciò che non gli appartiene più…

Alessandro Baronio Maschere

unire oggetti conosciuti prendendo alla sprovvista i materiali, incastrandoli dolcemente in poesie geometriche, dove soltanto forma e colori sono necessari. Sognare una riappacificazione tra il momento creativo ed intuizione casuale, appropriandomi di elementi per coprire lunghe distanze. Per questo scelgo il rifiuto, svuotato di senso, abbandonato, creduto morto, un peso sociale… ma cardine nel mondo della poesia! Ed allora mi approprio del nulla… mi attacco alle emozioni perse che ogni oggetto trascina in sé, riconducendomi alla creazione. Azzero l’oggetto del suo significato, lo costringo ad interagire con altri, costruisco un organismo emozionale in cui l’osservatore sprofonda, in un sonno della coscienza. D’improvviso il riconoscimento dei vari particolari, pur sempre oggetti, che compongono la maschera riporta l’osservatore al mondo reale. La distanza tra emozione e realtà viene espressa istantaneamente, producendo un black out temporale. Raccontare questa distanza è l’obiettivo: stupire l’osservatore costringendolo automaticamente, subito dopo il primo riconoscimento, ad un lavoro di ricostruzione attraversando le proprie emozioni! Dove, una volta riconosciuti i vari elementi, esplodono in tutta la loro potenza narrativa e un disco metallico che viene riconosciuto come reperto bellico trasmette emozioni forti. Per questo è nato il progetto – Ritratti Rifiutati – ritratti che compongo senza conoscere il soggetto raccontato… Spiego: mi faccio spedire al mio indirizzo per posta degli scatoloni in cui il mittente colloca tutto quello che pensa possa servirmi per raccontarlo, i suoi oggetti che lo hanno accompagnato per brevi o lunghi periodi, le macerie della nostra esistenza, quello che sopravvive nel silenzio… alla nostra assenza, io chatto con il mio modello senza conoscere il suo stato fisico… Tutto accade nell’assenza, ascolto i materiali, indago, come un animale affamato che cerca il suo cibo… Sento che in questo modo riesco a raccontare la nostra fragilità e la possibilità stupenda di essere altro, di vivere le molteplici facce della stessa persona. Queste vite che si accavallano nella stessa persona mi consigliano di cercare la connessione che viene generata dal web, dove tutti sono tutto e dove può accadere qualunque cosa! Questa rappresentazione continua … dove tutti sono collegati con tutto… dove la realtà è soltanto la spettatrice delle emozioni, mi rapisce. Penso che lavorare con i rifiuti reali ed ingombranti, facendoli diventare poesie e bite, sia un’operazione necessaria per una coscienza del futuro che solamente NOI possiamo crearci! 

Alessandro Baronio

http://www.myspace.com/ritrattirifiutati

0 thoughts on “Quello che io sento è il bisogno di raccontare l’uomo attraverso la sua assenza, appropriandomi di tutto ciò che non gli appartiene più…

  1. avrà anche un altro nome, ma mi sembrava più mastice che nutella. A pensarci bene, che cos’è il mastice? Suonava bene però 🙂

  2. Il mastice dev’essere qualcosa per incollare.. perchè su real time(canale 31 sul digitale terrestre) fanno un programma chiamato “Paint Your Life” e usano spesso questa parola.. loro usano quello trasparente..credo sia una colla vinilica ma più densa..!

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