www.www.blogscuoleasso.it/bloggiornalismo ospita in queste pagine l’approfondimento fatto dall’insegnante Maria Rita Valenti con gli alunni delle classi 3 A, 3 B, 3 C della Scuola Media di Asso. Un lavoro di ricerca su come era la scuola durante il periodo fascista. Una scuola ancora presente nella memoria dei nostri nonni, che erano bambini in quegli anni. Pertanto dedichiamo queste pagine a tutti i nonni che sono stati un tempo bambini, e che hanno percorso la nostra strada prima di noi. COSA SUCCEDEVA A SCUOLA DURANTE IL REGIME FASCISTA?

Uno dei primi obiettivi del regime fascista fu quello di appropriarsi della scuola e di manipolare l’educazione delle giovani generazioni. In un discorso del 5 settembre 1935, anno XIII dell’Era Fascista, Mussolini affermava: “Ora, poiché  nella scuola passano tutti gli italiani, è necessario che essa, in tutti i suoi gradi, sia intonata a quelle che sono, oggi, le esigenze spirituali, militari ed economiche del regime. Bisogna che la scuola, non soltanto nella forma, ma soprattutto nello spirito, che è il motore dell’universo e la forza primordiale dell’umanità, sia profondamente fascista in tutte le sue manifestazioni”.

Gli insegnanti

Come  tutti gli impiegati dello Stato era imposta la tessera del partito, erano spinti ad aderire all’associazione fascista della scuola; la libertà didattica era stroncata dal giuramento di fedeltà al regime, nel concentrare l’insegnamento sul culto di Mussolini e nella grandezza dell’ Italia fascista. Gli insegnanti ebrei venivano “dispensati” dal servizio o pensionati.


Alunni

Bambini e bambine, ragazzi e ragazze vennero inquadrati fin dalle elementari in organizzazioni di tipo paramilitare, con particolari divise e denominazioni a seconda dell’età:

Maschi Femmine Anni
Figli della lupa Figli della lupa Fino a 8
Balilla Piccole italiane 8->14
avanguardisti Giovani italiane 14->17

Documento anno 1940, XVIII Era fascista

concesso dalla Prof. Maria Rita Valenti

Abbigliamento

Maschi Femmine
Fez in lana nera, camicia nera, cinturone bianco, pantaloni grigio verdi in lana, calzettoni in lana, scarpe nere in cuoio, fazzoletto azzurro, moschetto, cappello, giubba in lana grigioverde, cordone bianco intrecciato. Fez in lana nera, cinturone bianco, pantaloni grigio verdi in lana, calzettoni in lana, scarpe nere in cuoio, berretto in seta, guanti in filo bianco, camicetta bianca, gonna nera, calze bianche, scarpe nere, in inverno si aggiungeva la mantellina.

L’arredo scolastico

Ogni scuola d’Italia, povera o piccola che fosse, doveva obbedire a quanto veniva imposto da Roma per quanto riguarda l’arredo. La dotazione prevedeva: il crocifisso, tra i ritratti del re e del duce, la bandiera (con il calendario dei giorni in cui doveva essere esposta, dalle 8 del mattino al tramonto), una targa di bronzo in onore del Milite Ignoto, il Bollettino della Vittoria (4 novembre 1918). E poi, con maggiore o minore ricchezza, cartelloni per l’insegnamento, carte geografiche, lavagne di ardesia con i porta gessetti, la cattedra, i banchi, un armadio, illustrazioni varie per la decorazione dell’aula (durante la guerra in Africa orientale c’era la cartina su cui appuntare gli spilli che segnalavano l’avanzata dell’esercito italiano) da attrezzi per la ginnastica. Quasi ogni scuola era poi collegata alla radio con un altoparlante attraverso il quale era possibile ascoltare discorsi del Duce. Le aule erano stipate  di alunni. La seguente tabella fornisce un esempio di tale affollamento:

1926-1927 39 alunni per aula
1931-1932 48 alunni per aula
1940-1941 46 alunni per aula

I banchi erano in genere a due o tre posti, di legno, con in alto sulla destra, il buco per il calamaio di vetro. L’inchiostro vi veniva versato dal bidello che lo preparava con delle polveri fornite dallo stato. L’ordine era importante: i banchi erano allineati alle righe delle mattonelle,  era vietato spostarli e sporcarli; per arrivare alla cattedra bisognava salire un gradino: serviva per riconoscere l’importanza del professore; infine la classe doveva essere pulita. Non si usavano zainetti ma borse di tela o di pelle, a seconda delle possibilità delle famiglie oppure si tenevano legati i libri con un elastico.

Le classi miste non erano ammesse: c’era una netta divisione tra educazione scolastica maschile e femminile. Per quanto riguarda la disciplina, gli alunni erano molto educati nei confronti dell’insegnante, restavano in silenzio dando del lei a tutti i docenti. L’insegnante aveva una bacchetta in mano e con questa esigeva la disciplina. La scuola elementare era il primo e più importante gradino di un lungo processo di irreggimento e indottrinamento il cui obiettivo primario era quello di costruire futuri uomini, soldati ciecamente pronti a “credere, obbedire, combattere”.

Libri di testo

“Spontaneamente” bambini e ragazzi dovevano portare e bruciare i libri considerati “sgraditi”. Nelle scuole elementari divenne obbligatorio il “libro unico” dalla Sicilia al Brennero. Lo scopo era l’indottrinamento del fanciullo fin dalla tenera età che si trovava a frequentare una scuola in cui la competenza del Ministero dell’Educazione Nazionale (così si denomina il vecchio ministero della Pubblica Istruzione) si intrecciava con quello dell’Opera Nazionale Balilla, l’ente preposto all’educazione fascista della gioventù.

Nei libri si trovano brani, filastrocche e storie in cui la vita militare e in particolare la figura del Duce e la storia del fascismo ricoprono grande spazio: mitizzano il duce fino all’ossessione e al grottesco.

Il quaderno

Il quaderno era uno strumento importante della vita scolastica. Vi era il quaderno di bella copia, dalle copertine più sobrie, in carta pesante e quello di brutta copia, riconoscibile dalla copertina più illustrata e dalla carta di minor pregio. I soggetti delle illustrazione erano vari: soldati e legionari romani, imprese in Etiopia, oppure a sfondo patriottico. Non mancavano poi le collezioni di quaderni celebrativi dedicati alla Marina o all’Aviazione Italiana.

Anno scolastico

Iniziava con una cerimonia d’inaugurazione e gli alunni in divisa da balilla venivano condotti dapprima in chiesa per la cerimonia religiosa ed in seguito in corteo sfilavano fino al monumento dei caduti dove si svolgeva la cerimonia civile.

I ragazzi dovevano tenere presente tre calendari diversi: quello solito che iniziava il 1° gennaio, quello scolastico che cominciava in settembre e quello fascista che usava numeri romani, era obbligatorio in tutti i documenti ufficiali e iniziava il 28 ottobre 1922, indicato come anno I dell’Era Fascista.

In particolare alcune date dovevano essere ricordate in classe dall’insegnante con apposita spiegazione e con l’assegnazione di un tema.

Date importanti e giorni di vacanza

28 Ottobre Marcia su Roma  (giorno di vacanza)
31 Ottobre Giornata del risparmio (data da ricordare)
1-2 Novembre Commemorazione dei defunti  (giorno di vacanza)
4 Novembre Anniversario della Vittoria   (giorno di vacanza)
9 Novembre Morte di Vittorio Emanuele II (data da ricordare)
11 Novembre Compleanno del Re     (giorno di vacanza)
5 Dicembre Anniversario della Rivolta di Balilla contro gli Austriaci a Genova (data da ricordare)
2 Dicembre Giornata della madre e del bambino (data da ricordare)
6 Gennaio Befana fascista   (giorno di vacanza)
8 Gennaio Compleanno della Regina Elena    (giorno di vacanza)
11 Febbraio Firma dei Patti Lateranensi (data da ricordare)
23 Marzo Fondazione dei Fasci di Combattimento  (giorno di vacanza)
19 Aprile Giornata contro la tubercolosi (data da ricordare)
21 Aprile Natale di Roma e Festa del lavoro  (giorno di vacanza)
25 Aprile Anniversario della nascita di Guglielmo Marconi (data da ricordare)
5 Maggio Gli italiani entrano in Addis Abeba (data da ricordare)
7 Maggio Festa dell’Impero  (giorno di vacanza)
24 Maggio Entrata in guerra dell’Italia nel 1915 (giorno di vacanza)
9 Giugno Festa dello Statuto (data da ricordare)

Altri giorni di vacanza previsti erano: il Capodanno, San Giuseppe (19 marzo), L’Ascensione,

il Corpus Domini, San Pietro e Paolo, L’immacolata Concezione (8 dicembre), Natale e tutte le domeniche.

Le materie studiate

La ginnastica era l’attività scolastica principale. Le ore dedicate ad essa erano più che raddoppiate.

Oltre alla salute fisica, l’obiettivo della ginnastica per il fascismo era anche di carattere disciplinare. La marcia, il saluto romano, lo stare sull’attenti con il corpo in posizione corretta avrebbero infatti contribuito a formare il soldato perfetto.

Anche le fanciulle erano tenute a praticare attività ginniche per sviluppare armoniosamente il loro corpo di future madri.

L’ ortografia , la bella scrittura ,aveva un valore educativo . (Oggi con l’ausilio meccanografico e elettronico, lo ha meno).

Lettura ed esercizi di lingua italiana: e Aritmetica e contabilità erano forse le materie più importanti al fine di saper leggere, scrivere e far di conto.

Lavori donneschi e Lavoro manuale: (lavori donneschi riferiti alle bambine e quelli manuali riferiti a maschi),  questa materia  cominciava in prima elementare e la si continuava fino alla Ottava, come la Religione , la Lettura ed Esercizi di Lingua Italiana e l’Aritmetica e Contabilità. Disciplina e Igiene e cura della persona. Anche la materia: Cultura fascista, presente già dalla prima classe, era utile per l’indottrinamento delle giovani menti.

Parte interna di una pagella dell’anno scolastico 1937/ 1938  (XVI Era Fascista). Documento concesso dalla Prof. Maria Rita Valenti

Obbligo scolastico

Era di otto anni e andava dai nove ai 16 anni . Tuttavia, dopo la terza o la quinta elementare, la stragrande maggioranza dei fanciulli,  andava a lavorare. Aver frequentato la scuola fino alla quinta elementare era già considerato un buon traguardo.

Chi voleva proseguire gli studi, lo attendeva un sistema scolastico a “canne d’organo”: scuole parallele separate tra loro con indirizzi di lunghezza diversa, non comunicanti tra loro con una tendenziale corrispondenza tra indirizzo di scuola e un certo ceto sociale. L’orientamento scolastico offriva:

  • scuole primarie ed elementari;
  • scuole complementari per l’avviamento al lavoro;
  • scuole medie, distinte in tre indirizzi: istituto tecnico professionale, ginnasio/liceo classico o scientifico e istituto magistrale.

Vengono così istituiti due canali scolastici senza sbocco: la scuola complementare, destinata ai modesti cittadini, e il liceo femminile, destinato alle giovinette senza particolari ambizioni. Tra le scuole secondarie l’unica che consentiva sbocchi a tutte le facoltà universitarie era il liceo classico, mentre lo scientifico non permetteva l’accesso a Giurisprudenza e Lettere e Filosofia, e gli istituti tecnici solo ad Economia e Commercio, Agraria e Scienze Statistiche.

Conclusioni

L’excursus storico sulla  scuola fascista  fa emergere chiaramente l’assenza di: libertà, esprimere se stessi,  apertura al dialogo costruttivo, accettazione delle diversità (etniche e culturali).

Era una scuola che esercitava un’azione coercitiva nei confronti dell’alunno, imponendogli una particolare visione del mondo senza portarlo allo sviluppo di una propria prospettiva sulla realtà.

L’alunno si limitava ad un apprendimento passivo e mnemonico senza interagire attivamente con l’insegnante e i compagni.

I contenuti venivano semplicemente assorbiti. L’educazione era fondata sul motto: Credere, Combattere, Obbedire.

La scuola  oggi ci invita invece ad un apprendimento  creativo, consapevole, personale basato su uno slogan che potrebbe essere: riflettere, essere critici, saper ascoltare, comprendere. È una scuola che insegna il rispetto non con l’autoritarismo ma con la partecipazione, la collaborazione, l’impegno competente e responsabile. È una scuola che insegna alla legalità, al rispetto e alla solidarietà sostenendo attivamente l’interazione e l’integrazione degli alunni stranieri.

FELICI di esserci nella scuola di oggi!!!!

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