Una storia di gente semplice ambientata in Val d’Elsa alla fine della seconda guerra mondiale, in un periodo di forti tensioni politiche che spesso sfociavano nella violenza. Ed è proprio uno di questi scontri al centro de La ragazza di Bube. Pubblicato nel 1960, il romanzo è il ritratto di un’Italia che non c’è più, in cui i fratelli maggiori badano ai più piccini, i contatti con i coetanei avvengono nel cortile di casa, i giovani si danno ancora del lei e l’unico svago è il cinema domenicale. Ebbe un successo travolgente e immediato.
Mara, ragazza di sedici anni, indipendente, testarda, sognatrice, ma anche immatura e inconsapevole è la vera protagonista del romanzo. Vive con il padre comunista militante, la madre e un fratello a Monteguidi. Bube è un ragazzo magro, timido, dall’infanzia difficile, sostanzialmente impreparato alla vita. E’ stato amico fraterno e compagno del fratellastro di Mara, Sante, ucciso dai tedeschi durante la Resistenza. Bube ha trovato nella lotta un’immagine di sé che lo soddisfa, ma che allo stesso tempo lo chiude in uno stereotipo. Quando Mara e Bube si conoscono nasce subito una simpatia. Per Mara, la guerra, l’arrivo degli Americani, i partigiani sono quasi uno spettacolo di cui godere con la stessa curiosità e avidità di un bambino. Ed è un gioco persino assistere alla vicenda di Bube innamorato di lei, un campo in cui sperimentare la propria civetteria e di cui potersi vantare con le amiche. Mara quasi senza accorgersene, senza una esplicita scelta si ritrova ad essere fidanzata con questo ragazzo che si atteggia a uomo. Bube è innamorato di lei, ha combattuto e sofferto con Sante ed è affascinante con la sua aria indifesa ed agguerrita al tempo stesso: il loro legame è perciò una naturale conseguenza.
Ma Bube si rende colpevole di un grave reato: durante un acceso litigio uccide il figlio del maresciallo. Il ruolo di duro, persino di vendicatore, acquisito nel periodo della Resistenza, lo ha intrappolato ancor prima della galera. Questo crimine infatti lo porterà in carcere per molti anni e segnerà in maniera indelebile la vita dei due giovani. Mara si ritrova legata a lui per la vita, in un ruolo che assorbe e comprende tutta la sua esistenza. Non più Mara, ma la “ragazza di Bube”. Queste le parole che rivolge a Stefano, un ragazzo a cui si era legata in assenza di Bube:
“Stefano, io non so se amo te o Bube; ma i miei sentimenti non c’entrano nella decisione che ho preso: io… sono la ragazza di Bube”. Ecco era così: lei era la ragazza di Bube; non poteva abbandonarlo; sarebbe stata un’inaudita vigliaccheria se lo avesse abbandonato ora che era in galera.
Decide di rimanergli accanto e di consolare il suo uomo, amareggiato, sconfitto, deluso dagli amici e dalla politica. Abbandona il mondo di sogni, fantasticherie e frivolezze dell’adolescenza e diviene, attraverso anni di dolore e sofferenza, una donna matura capace di guardare alla vita con coraggio e onestà. Reagisce alle avversità con energia e realismo. Il suo è un percorso difficile, sofferto, impegnato. Cassola con il suo linguaggio pulito, asciutto, sobrio ed elegante ha creato uno dei personaggi femminili più belli della nostra narrativa.
Questo libro mi è piaciuto molto, ma mi ha lasciato una grande malinconia, la sensazione di tante vite ingannate, sconfitte dal trascorrere degli anni e di giovinezza irrimediabilmente perduta.
Marco G.